Quindici partecipazioni in due (10 Renga e 5 Nek), una vittoria centrata (Renga nel 2005 con Angelo) e una sfiorata (Nek nel 2015 con Fatti avanti amore, "un piccolo rimpianto, mi sarebbe piaciuto vincere"), bresciano uno, modenese l'altro, e un'amicizia che va oltre il palco. Francesco Renga e Filippo Nek Neviani sono pronti a debuttare in coppia, in gara a Sanremo con Pazzo di te, dopo un anno di 'rodaggio' in giro per l'Italia e un album a quattro mani che porta i loro nomi (il 9 febbraio esce il repack con l'inserimento del brano sanremese).
"Approfittiamo del festival per far vedere a tutti quello che facciamo insieme. In due si affronta tutto con più leggerezza, ce la godiamo meglio, la responsabilità è divisa e quindi... se sbaglio io è colpa di Filippo", scherzano i due, malamente alle prese con caffè e cappuccini dietro il bancone - baristi improvvisati per i giornalisti - nella mattinata sanremese. "Siamo meglio sul palco, ma sempre meglio avere un piano B nella vita", chiosa Nek - il pignolo tra i due - con un sorriso.
"Boyband in età adulta", si definiscono, consapevoli di appartenere a una generazione di artisti pop che poco ha in comune con quelli di oggi. "Non solo è cambiato il campo di gioco - le parole di Renga, che quest'anno celebra 40 anni di carriera -, ma è proprio cambiato lo sport. E noi giochiamo in un campionato diverso. Anche se siamo pronti a metterci in gioco con il Fantasanremo, ci stiamo attrezzando aiutati dai nostri figli".
E non poteva che rispondere a questa maturità artistica anche il brano che la coppia porta all'Ariston. "Assistiamo sempre più spesso a rappresentazioni di amori tossici, malati, autolesionisti e distruttivi. Per questo, da uomini, abbiamo sentito l'urgenza di raccontare un amore assoluto, adulto, maturo. Un omaggio alle canzoni d'amore di un tempo lontano… quello dei Festival in bianco e nero". Altro che intelligenza artificiale. "Macché, io non ho ancora capito che cos'è", ammette candidamente il cantante bresciano. Per la serata delle cover hanno deciso di giocare in casa, cantando i loro successi e senza ospiti terzi. "Siamo uno l'ospite dell'altro, con pezzi che sono diventati storici, anche grazie al festival".
Sul palco sì, ma solo da cantanti perché "per un artista sarebbe pressoché impossibile fare il direttore artistico. Ama ha fatto e sta facendo un gran lavoro, è sempre presente con tutti gli artisti, e non è cosa da poco". Loro preferiscono il contatto con la gente: "Il privilegio che abbiamo è che il pubblico cresce con noi, in una trasmissione reciproca di emozioni: noi arriviamo a loro, e loro a noi", spiega ancora Nek, mentre prepara un cappuccino macchiato freddo.
In passato (nel 2018) avevano collaborato anche con Max Pezzali, che hanno provato a invitare anche in questa occasione, ma senza riuscire ad averlo con loro. "È in giro per i fatti suoi, ma sarebbe stato un trio perfetto". A chi chiede se non ci sarebbe bisogno di unioni più frequenti tra artisti, Renga non ha dubbi: "Certo, l'aspetto più bello delle collaborazioni è l'incontro delle vocalità che produce un risultato magico. Quali altre coppie funzionerebbero? Sicuramente Elisa e Giorgia". Da "contadino mancato", come ama descriversi, Nek non può esimersi anche da un commento sulle proteste che stanno agitando il mondo degli agricoltori, con i trattori in strada. "Il bubbone è scoppiato. Le istituzioni se ne accorgeranno e alla fine daranno contentino. I contadini sono preoccupati, ma già da tempo. Non si sentono considerati, il loro è un lavoro che ha delle incognite. Il raccolto non è mai scontato".
Renga e Nek saranno impegnati in tour nei festival estivi tra luglio e agosto, e poi nei teatri a settembre.
Renga e Nek: 'Siamo una boyband in età adulta'
"Oggi non solo è cambiato il campo di gioco, ma anche lo sport"