Una tenda improvvisata su un marciapiede, qualche tappeto e materassi per terra nell'estremità sud della Striscia. Questa la nuova 'casa-studio' del pittore Bassel Maqusi, 53 anni, costretto il 7 ottobre a lasciare in fretta e furia la propria abitazione e i propri pennelli a Beit Lahia, nel nord della Striscia.
"Quella che stiamo vivendo è una catastrofe senza eguale.
All'inizio della guerra - racconta all'ANSA - non riuscivo più a disegnare, anche per il fragore delle esplosioni". Solo un mese fa, arrivato a Rafah, ha sentito che era di nuovo in grado di creare, anche per descrivere le scene impressionanti che aveva visto. "Ho fatto il giro delle biblioteche. Ho chiesto carta, matite, tutto quello che potevano darmi: noi artisti non abbiamo grandi mezzi. Mi hanno fatto pagare poco". E da quel momento le mani sono tornate a disegnare, per ora solo immagini in bianco e nero. Mostrano una coppia sperduta nella guerra, scene di devastazione, gli sfollati negli attendamenti.
A Rafah la disperazione degli sfollati diventa arte
Un pittore disegna ed espone tra le tende la fuga da Gaza nord