Politica

Conte chiede un giurì d'onore, "Meloni ha detto il falso sul Mes"

Il leader M5s: 'Ho appena consegnato al presidente Fontana la richiesta'

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Redazione Ansa

Giuseppe Conte considera il Mes il punto debole di Giorgia Meloni. E non vuole darle via di scampo, soprattutto dopo le "dolose menzogne smentite, dagli atti parlamentari", che la premier gli ha lanciato alla Camera e al Senato la scorsa settimana. Anche per questo, si osserva nel suo partito, il leader del M5s ha chiesto formalmente a Lorenzo Fontana la nomina di un Giurì d'onore che valuti le affermazioni della presidente del Consiglio, secondo cui Conte tre anni fa diede il via libera al Meccanismo europeo di stabilità "contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, con il favore delle tenebre". 

Video Conte: 'Meloni ha mentito in Parlamento sapendo di mentire'

Alla vigilia dell'ennesimo, annunciato, slittamento del voto in Aula sulla ratifica del Mes, il clima tra pentastellati e Palazzo Chigi resta infiammato. È un'offensiva "premeditata", si ragiona nel M5s, quella lanciata martedì scorso alla Camera e l'indomani al Senato, dove Meloni ha anche tirato fuori "il fax" inviato dall'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio all'ambasciatore italiano a Bruxelles: se l'episodio non venisse censurato, è l'altra parte del ragionamento, si creerebbe il precedente di un presidente del Consiglio che usa la cassa di risonanza data dal suo ruolo per "bastonare" un avversario politico "anche ricorrendo a falsità".

Per "la gravità di questa urgenza", Conte ha preannunciato la sua mossa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima di presentarsi in conferenza stampa spiegando la richiesta di un Giurì d'onore formalizzata poco prima a Fontana. Da regolamento, un deputato che nel corso di una discussione sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità può chiedere alla presidenza di Montecitorio questa commissione d'indagine che giudichi la fondatezza dell'accusa.

Secondo Conte "l'asimmetria, in ordine ai poteri e alla potenzialità comunicativa, di un Presidente del Consiglio rispetto a un deputato in carica rende ancor più necessario" l'intervento di Fontana "per ristabilire e compensare le gravissime ed infondate offese". Un precedente di un deputato contro un premier è dell'ottobre 2005: Dario Franceschini contro Silvio Berlusconi, che alla Camera, durante un dibattito sulla legge elettorale, aveva più volte urlato "è falso, è falso" all'allora parlamentare della Margherita che citava lanci di agenzia con vecchie frasi del fondatore di Forza Italia. In quel caso il Giurì fu negato perché, in sostanza, le parole di Berlusconi furono considerate attribuite non a Franceschini ma a come le agenzie le avevano interpretate. A marzo un Giurì è stato chiamato a decidere su Giovanni Donzelli, "assolto" per le sue critiche ai dem per la visita in carcere ad Alfredo Cospito, "non non lesive dell'onorabilità".

Il nuovo caso è al centro di una istruttoria tecnica (annunciata con una nota dal presidente della Camera) che dovrebbe durare qualche giorno. Se ricorrono i presupposti, verranno nominati i commissari, che in genere in un mese emettono una relazione di cui MOntecitorio prende atto, senza dibattito né votazione. Per il momento dai meloniani non arrivano reazioni. Dal centrodestra si è esposto solo Antonio Tajani: "Siamo in campagna elettorale e Conte cerca sempre pretesti per andare sui giornali".

La premier (tra l'altro alle prese con una leggera indisposizione) è stata invece ancora protagonista di uno scontro dialettico con Elly Schlein, che l'aveva accusata di "alzare la voce per aizzare la platea" di Atreju "contro i migranti che salgono sui barconi senza trovare nemmeno una parola per le 61 persone morte annegate nell'ultimo naufragio". Per la premier "parlare di lotta ai trafficanti di esseri umani, di difesa dei confini europei, di dare una risposta vera, strutturale e definitiva all'immigrazione clandestina, nulla ha a che fare con aizzare platee contro i migranti".

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