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ANSAcom - In collaborazione con Weworld
Sono 222 i milioni di bambini, bambine e adolescenti vittime delle emergenze umanitarie e che rischiano di non aver accesso all’educazione nel mondo, secondo i dati che riporta la “Campagna Globale per l’Educazione”, con il sostegno delle reti di appartenenza Link2007, CINI, AOI, AVSI e CISP, chiedendo al governo italiano di intervenire con un investimento di almeno 15 milioni in quattro anni. A sottolinearlo Elena Modolo, esperta educazione WeWorld.
“Il numero di persone colpite da crisi di diversa natura è in continuo aumento. Si calcola che oggi ci siano 100 milioni di persone sfollate, rifugiati e richiedenti asilo. Il numero di bambini e bambine che vivono in situazioni d’emergenza si aggira attorno ai 222 milioni, numeri in sensibile aumento rispetto alle stime del 2015 che parlavano di 75 milioni” dice Elena Modolo.
“L’85% dei ragazzi che al momento non stanno frequentando la scuola oggi vive in Paesi in condizioni di crisi protratta. I bambini sono particolarmente esposti al rischio di lavoro minorile e le bambine al rischio del matrimonio precoce. L’impatto delle emergenze in questo settore colpisce anche i docenti e le famiglie, così come il livello d’apprendimento e di educazione e nel 2021 i fondi hanno coperto solo il 22% delle risorse necessarie” sottolinea Elena Modolo.
“La coalizione “Campagna Globale per l’Educazione” è un grande consesso, unico nel suo genere, che coinvolge sia realtà internazionali note, sia quelle locali, come i sindacati degli insegnanti, dei presidi e gli studenti stessi. È uno sforzo incredibile per garantire il diritto a un’educazione di qualità, ma l’apporto dell’Italia da un punto di vista economico è molto ridotto rispetto ad altri Paesi e non è mai intervenuta nel fondo per l’educazione d’emergenza. Per questo chiediamo al nostro governo almeno 15 milioni di euro al fondo globale delle Nazioni Unite Education Cannot Wait” evidenzia, invece, Emanuele Russo, coordinatore italiano della Campagna Globale per l’Educazione.
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