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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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“L’incredibile numero di gravidanze indesiderate è un fallimento globale nella difesa dei diritti umani fondamentali delle donne e delle ragazze” ha dichiarato Natalia kanem, direttore Esecutivo dell’Agenzia delle nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa), nell’introduzione del Rapporto “Seeing the Unseen: The case for action in the neglected crisis of unintended pregnancy”. Il Rapporto, presentato in Italia il 30 marzo durante l’evento organizzato dall’Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos), dal titolo “Vedere l’invisibile. Affrontare le gravidanze indesiderate – Rapporto Unfpa 2022”, evidenzia che per molte donne e ragazze, la scelta se rimanere incinta o meno, non è una scelta.
I numeri delle gravidanze indesiderate. A livello globale, evidenzia il Rapporto, si stima che 257 milioni di donne che vogliono evitare la gravidanza non utilizzano metodi contraccettivi moderni e sicuri, e di queste, 172 milioni non utilizzano alcun metodo. Ogni anno, il 6% delle donne deve affrontare una gravidanza indesiderata e, nel 60% dei casi, queste gravidanze finiscono con l’aborto. Il 45% di tutti gli aborti a livello globale non è sicuro e causa il ricovero in ospedale di circa sette milioni di donne all’anno, con una ricaduta importante sui costi dei sistemi sanitari. Nei Paesi in via di sviluppo, gli aborti non sicuri costano circa 553 milioni di dollari all’anno.
Questi numeri, continua il Report, evidenziano livelli persistenti di discriminazione di genere e deficit nello sviluppo dei diritti umani. Abbiamo un’unica soluzione: raggiungere pieni diritti e favorire l’emancipazione di tutti, particolarmente donne e ragazze. Gli sforzi, continua il Rapporto, devono essere globali, focalizzati sull'equità e adoperarsi per eliminare le cause delle disuguaglianze tra uomini e donne. Questi sforzi devono riflettersi all'interno dei sistemi economici, politici e sociali, e devono essere rafforzati dalla partecipazione attiva e significativa delle donne.
Le gravidanze indesiderate comportano ulteriori oneri sociali e fiscali: maggiore domanda di assistenza sanitaria, perdita di reddito e produttività, meno risorse per i bambini e relazioni familiari più difficili e instabili. Nessun Paese o comunità è immune alle gravidanze indesiderate, anche se il mondo possiede da tempo gli strumenti e le conoscenze per prevenirle.
La strada per il futuro. Le leggi e i regolamenti esistenti devono essere rivisti. Una revisione parlamentare delle gravidanze indesiderate, ad esempio, potrebbe fornire maggiore visibilità pubblica e favorire una migliore comprensione delle lacune. Una revisione potrebbe sondare la capacità delle attuali leggi di supportare a pieno le persone nell'evitare gravidanze indesiderate.
La contraccezione è un'altra area chiave su cui intervenire e investire, con ritorni significativi. Una stima indica che per ogni dollaro speso in servizi contraccettivi, si ridurrebbero di tre dollari i costi di gravidanza e assistenza neonatale.
I sistemi sanitari sono un’altra area su cui intervenire per supportare le persone. Ad esempio, fornire un pacchetto completo di servizi che tuteli la salute sessuale e riproduttiva, affronti questioni relative alla prevenzione delle infezioni sessuali, fino all’assistenza prenatale e alla maternità, è in cima alla lista.
Come evidenziato anche dal Rapporto dell’Oil “Care at work. Investing in care leave and services for a more gender equal world of work”, diffuso il 7 marzo, in tutto il mondo tre donne su 10 in età riproduttiva, ovvero quasi 650 milioni di donne, non hanno un'adeguata protezione della maternità, non rispettando, ad esempio, il concedo minimo di 14 settimane previsto dalla legge.
La gravidanza indesiderata, continua il Rapporto, è spesso legata alla violenza. Circa il 13% delle donne e ragazze di età compresa tra i 15 e i 49 anni, sono state vittime di violenze da parte del partner negli ultimi 12 mesi. Le donne devono poter ottenere tutele legali, anche attraverso il gratuito patrocinio a spese dello Stato. Tali iniziative devono, in tutti i Paesi, essere sostenute da sistemi legali che riconoscano e affrontino tutte le forme di violenza di genere ed eliminino il trattamento discriminatorio nei confronti delle donne. Ad esempio, il Respect women framework, pubblicato da Oms, Unfpa e altre organizzazioni, descrive azioni chiare e scalabili, per i responsabili politici, per porre fine alla violenza di genere.
È necessaria una maggiore consapevolezza sociale, conclude il Report, che richiami l’attenzione sul diritto di tutti all'autonomia corporea e su ciò che è necessario per raggiungerla. Eliminare il tabù attorno a queste discussioni è essenziale per consentire il dialogo aperto su scelte, desideri e piani che devono aver luogo tra i partner, garantendo che entrambe le parti siano in grado di esercitare il libero arbitrio e la piena autonomia. Un'educazione sessuale completa è un ingrediente chiave. Queste informazioni, fondate su prove mediche e guidate da principi di diritti e responsabilizzazione, possono dare alle persone lo spazio e il vocabolario per discutere sui loro corpi e sulle loro relazioni senza vergogna. Fatta correttamente, questa educazione può combattere miti e percezioni errate, promuovendo la comunicazione, il consenso e le relazioni rispettose.
di Tommaso Tautonico
Responsabilità editoriale di ASviS
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