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Responsabilità editoriale di ASviS
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Per accelerare il processo di transizione dell’Italia occorre dare effettiva attuazione alla modifica della Costituzione approvata lo scorso anno: spetta ora a Governo e Parlamento dotarsi di strumenti adeguati per garantire la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in particolare introducendo criteri per valutare la costituzionalità delle nuove leggi e misurarne gli effetti sui 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 in un’ottica di giustizia intergenerazionale e per esaminare la sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti pubblici.
È quanto emerge dall’incontro “Costituzione, ambiente e future generazioni: un anno dopo, a che punto siamo?” organizzato il 22 febbraio dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) alla Biblioteca Casanatense di Roma. Un’occasione per riflettere sull’importante riforma, in vigore dal 22 febbraio 2022, che inserisce tra i compiti della Repubblica (all’articolo 9) la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni e il principio in base al quale (all’articolo 41) l'attività economica privata non può svolgersi danneggiando l’ambiente e la salute. L'iniziativa ha raggiunto, attraverso i canali dell’Alleanza, 45mila persone con più di 38mila visualizzazioni della diretta. Inoltre, la diretta dell’evento è stata diffusa anche sui siti Ansa, Green&Blue di la Repubblica, Quotidiano Nazionale, Radio Radicale, Rainews e sulle pagine Facebook Ansa, Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione, Quotidiano Nazionale, Rai per la sostenibilità Esg e Radio Radicale.
“Sono passati sette anni dalla firma dell’Agenda 2030 – ha ricordato il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini - e ne mancano altrettanti per arrivare al 2030, data entro cui l’Italia si è impegnata insieme agli altri 192 Stati membri dell’Onu a cambiare in profondità l’attuale insostenibile modello di sviluppo. Lo scorso anno, con l’unanimità del Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica sono stati modificati i principi fondamentali della Costituzione nella direzione indicata dall’ASviS fin dal 2016. Una modifica “storica” che deve indurre profondi cambiamenti nelle politiche e nei comportamenti delle imprese: ora il Governo e il Parlamento devono incorporare questi principi nel modo di formulare le nuove leggi e valutare le politiche pubbliche, così da accelerare la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, in grado di garantire il benessere delle generazioni attuali e di quelle future, in linea con quanto indicato dai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. In sostanza, con questo cambiamento costituzionale si determina una maggiore sensibilità tra la dimensione ecologica e quella economica. Non è un punto di arrivo ma un punto di avvio di un ulteriore percorso che ci porterà a cambiare il paradigma dell'attuale modello di sviluppo. E' un percorso difficile, ma dobbiamo impegnarci per questo orizzonte comune”.
In foto: Simone Morandini, Giuliano Amato e Pierluigi Stefanini
Dopo l’apertura di Stefanini è stato letto il messaggio inviato all’ASviS dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “L’impegno di riflessione di questa giornata di studio sarà sicuramente utile per costruire il futuro. Sono sfide che si rinnovano nella storia dell’umanità e che hanno visto le Nazioni unite, con l’Agenda 2030, indicare con puntualità quali sono gli obiettivi possibili e necessari in questo arco di tempo. L’Unione europea e la Repubblica non possono evadere un impegno in questa direzione”.
La ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un altro messaggio ha definito l’iniziativa presso la Biblioteca di Casanatense come “altamente meritoria, destinata ad approfondire con rigore scientifico e passione civile una delle più importanti riforme costituzionali approvate dal Parlamento. L'introduzione della tutela dell'ambiente in Costituzione, che è stata voluta dalle Camere con larghissima maggioranza, riflette non soltanto la crescente consapevolezza e sensibilità della pubblica opinione e delle forze politiche sui temi ambientali, ma anche l'evolversi dell'orientamento stesso della giurisprudenza costituzionale in materia […]. Sono certa che dalla riflessione promossa da ASviS e dal contributo degli autorevoli relatori scaturiranno indicazioni preziose per il Legislatore delle quali sarà necessario tenere conto”.
Il via al dibattito è stato dato dalla relazione di Giuliano Amato, presidente emerito della Corte costituzionale: “Si comincia sempre dalla Costituzione e si comincia in un’Italia che faticosamente e riottosamente sta percependo il senso e la forza di tale cambiamento. All’inizio noi giuristi eravamo stati indotti a sottovalutare la portata innovativa della modifica perché, in fondo, ci dicevamo che l’ambiente lo si tutelava anche prima. Ma prima della modifica, l’ambiente era rappresentato da ciò che ci circonda in termini di patrimonio naturale storico e culturale. Insomma la bellezza italiana, quella era l’ambiente tutelato. Una difesa del bello da aggressioni, da una cementificazione senza riguardi, da inquinamenti e avvelenamenti. Si trattava di un ambiente però circoscritto in ragione di rischi indirizzati a una parte delimitata di territorio. Ma davanti a tutto quello accaduto negli ultimi anni questo non bastava. Dobbiamo rendercene conto. Inoltre, come italiani, dobbiamo dare atto all’Unione europea: tra l’80% e l’85% della legislazione a tutela dell’ambiente di questi ultimi anni scaturisce proprio dall’Europea. Il nuovo articolo 9 fornisce invece all’Italia una posizione di rilievo per affermare che l’ambiente è un bene comune dell’umanità. Queste sono parole grosse ma appropriate rispetto alla condizione in cui ci troviamo e che in futuro potrebbero compromettere la sopravvivenza del genere umano. Ecco quindi il significato nuovo che la formula ‘generazioni future’ assume. Quando ora si legifera, l’equilibrio che bisogna trovare non è solo tra gli elementi che si hanno concretamente davanti, ma bisogna tener presente gli interessi di quelli che verranno. Non è poco, è una visione a lungo termine, un cambiamento di rilievo. L’articolo 41 ci dice inoltre che da oggi l’attività economica non deve inquinare l’atmosfera dell’intero Pianeta, e non solo il fiume di fianco. Stiamo parlando di un cambiamento che avverrà gradualmente, ma gradualmente non vuol dire mai. Dobbiamo saper imparare a cambiare e a fronteggiare i problemi che abbiamo davanti non in chiave di bonus ma di riforma, dobbiamo preparare il binario del cambiamento. Queste modifiche mirano in quella direzione”.
In seguito Simone Morandini, vicepreside dell'Istituto di studi ecumenici di Venezia, ha ricordato che “le Costituzioni offrono un’espressione compatta alle prospettive e ai valori della convivenza che si vuole realizzare. La modifica di cui parliamo oggi segna un cambiamento di grande portata, che sottende una vera e propria interpretazione del tempo che viviamo. Il nostro tempo è quello dell’antropocene, anzi di grande accelerazione dell’antropocene, segnato da una riscaldamento globale che non riusciamo a frenare e dalla perdita di biodiversità. Solo il polo umano ha la possibilità di modificare questa situazione e quindi ha il dovere di farlo, a noi incombe il dovere di costruire sostenibilità. La Costituzione del 1948 è figlia della confluenza di alcune delle tradizioni più vive del secolo scorso, oggi comprendiamo sempre di più che la giustizia non può che significare anche ecogiustizia, lo sottolinea anche la religione cattolica che è giunta a scrivere un documento come la Laudato Sì. Ci sono luoghi in cui la bellezza non è solo natura, ma frutto di interazione tra paesaggio e cultura. Dell’ambiente ci prendiamo cura solo perché ci fa stare bene, questa è una visione di corto respiro. Importante è il riferimento nella modifica alle future generazioni, qui la notizia di giustizia viene estesa e ripensata: si potrebbe dire che anche se il termine non appare la sostenibilità un anno fa è entrata in Costituzione. Importante poi che si parli di tutela dell’ambiente nello stesso articolo in cui si parla di ricerca scientifica e sviluppo della cultura, per superare quella fallace contrapposizione tra ambiente e tecnica che troppo spesso avvertiamo. Nell’articolo 41 la libertà d’impresa non è vietata ma orientata al fine di promuovere qualità ambientale, salute e dimensione sociale”.
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di Ivan Manzo
Responsabilità editoriale di ASviS
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