"Stando alle segnalazioni che ci
arrivano, nel 2022 e nei primi mesi del 2023 le discriminazioni
che si mantengono maggioritarie sono quelle per background
etnico, oltre il 45%. Seguono quelle per religione o convinzioni
personali, con un ruolo preminente dell'antisemitismo, poi
l'orientamento sessuale e l'identità di genere, la disabilità e
l'età. Se ci concentriamo sul lavoro, il background etnico resta
preminente, ma in seconda e terza posizione troviamo disabilità
ed età. Quest'ultimo tipo di discriminazione in ambito
lavorativo avviene più spesso e in maniera inconsapevole. Per
questo motivo questo ufficio insieme ad associazioni di settore,
datoriali e sindacali piano sta lavorando a un'azione nazionale
antidiscriminazione con un asse specifico sul lavoro che va a
impattare sugli elementi delle discriminazioni che ci vengono
segnalate". Lo afferma il coordinatore Unar, Mattia Peradotto,
intervistato nel corso dell'evento "La diversità che fa
crescere", organizzato dall'ANSA e dedicato ai temi dell'Agenda
2030. "Ci sono diverse azioni in essere, una riguarda
l'inclusione lavorativa delle comunità rom e sinti, insieme a
Invitalia, che consta di piani e programmi formativi, tirocini
on the job con aziende disponibili e possibilità di usufruire di
bonus assunzionali. Altre attività riguardano le persone Lgbt e
l'ambito disabilità, soprattutto per quanto riguarda le
discriminazioni nella pubblica amministrazione di disabili
psichici".
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