Le emissioni dei settori industriali
energivori o "hard to abate" (duri da abbattere), come acciaio,
cemento, vetro, ceramica, carta, chimica, fonderie, ammontano in
Italia a 63,7 milioni di tonnellate di Co2. Elettrificazione,
efficienza energetica, bioenergie, idrogeno e variazione delle
materie prime potranno contribuire a una riduzione non superiore
al 52% di tali emissioni. Per decarbonizzare il restante 48%,
pari a 30,8 milioni di tonnellate di Co2 all'anno, sarà
necessario ricorrere a soluzioni di cattura e stoccaggio del
carbonio. Lo sostiene una ricerca di The European House -
Ambrosetti, al centro di una tavola rotonda oggi a Roma con i
vertici di Eni e di Snam.
I settori "hard to abate" generano in Italia 94 miliardi di
euro di valore aggiunto e 1,25 milioni di posti di lavoro. The
European House - Ambrosetti ha esaminato il primo progetto di
"carbon capture and storage" in Italia, quello di Eni e Snam a
Ravenna. Qui sarà possibile stoccare in giacimenti di gas
esausti circa 300 milioni di tonnellate di Co2 entro il 2050,
pari a circa quattro volte le emissioni annuali della Regione
Lombardia. La capacità complessiva stimata a Ravenna è di oltre
500 milioni di tonnellate.
Una volta a regime, a metà del prossimo decennio, il progetto
permetterà di stoccare ogni anno circa 16 milioni di tonnellate
di Co2 emesse e catturate dalle industrie della zona. Il
progetto sarà in grado di generare 1,55 miliardi di euro di
valore aggiunto all'anno al 2050 (29,9 miliardi di euro cumulati
tra il 2026 e il 2050) e oltre 17 mila posti di lavoro.
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