Dalla geotermia a emissioni nulle può
arrivare il 10% della produzione elettrica italiana al 2050:
una filiera rilevante per la decarbonizzazione e lo sviluppo con
un valore stimato pari a 38 miliardi di euro. E' quanto afferma
uno studio promosso da Rete geotermica, l'associazione di
imprese del settore in collaborazione con The European House -
Ambrosetti e presentato oggi.
In Italia Rete geotermica ha in sviluppo 44 progetti per
oltre 800 MWe di potenza elettrica installabile ed investimenti
di circa 8 miliardi di Euro da realizzare entro il 2040 "ma
nessun impianto è stato realizzato a causa dei complessi iter
autorizzativi e della mancanza di adeguate politiche di sostegno
allo sviluppo di questa tipologia di progetti" afferma il
presidente Fausto Batini.
In Italia, i piani energetici nazionali non puntano su questa
tecnologia mentre l'Ue sta considerando la geotermia come una
tecnologia strategica per la decarbonizzazione e mira a
triplicare la produzione entro il 2050.
Secondo lo studio Ambrosetti, se l'Italia riuscisse a
valorizzare anche solo il 2% del potenziale presente in tutto il
territorio italiano nei primi 5 km di profondità (pari a 2.900
TWh), la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione
elettrica prevista al 2050. A livello di energia termica
(attraverso le reti di riscaldamento e le pompe di calore
geotermiche) complessivamente la geotermia potrebbe contribuire
al 25% dei consumi finali termici di oggi, permettendo
all'Italia di ridurre del 40% gli attuali consumi finali di gas
naturale.
"Le risorse geotermiche non necessitano di approvvigionamento
estero, contribuendo ulteriormente a ridurre la dipendenza da
Paesi terzi", ha commentato Lorenzo Tavazzi, senior partner e
responsabile area scenari e intelligence di The European House -
Ambrosetti.
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