"Neanche nei paesi avanzati vengono
fatte misure sistematiche sulle perdite di metano
nell'atmosfera. Ci si basa essenzialmente sulle stime fornite
dalle aziende del settore gas. Ma quando si fanno campagne di
misura mirate, le emissioni di metano risultano da 2 a 4 volte
quelle in precedenza stimate". Lo spiega all'ANSA Nicola
Armaroli, ricercatore del Cnr di Bologna e membro della
Accademia Nazionale delle Scienze, commentando le rilevazioni
della ong americana Clean Air Task Force sulle perdite di metano
in Italia.
"Una ricerca condotta quest'anno a Philadelphia negli Stati
Uniti dimostra che le emissioni di metano erano state
sottostimate di 4 volte - prosegue il ricercatore bolognese -.
Un'altra ricerca ha individuato a Parigi ben 90 fonti di metano:
il 63% dalla rete del gas, il 33% dalle fognature e il 4% dalle
caldaie degli edifici".
"Il metano viene talvolta considerato amico dell'ambiente,
un'alternativa vantaggiosa al carbone - aggiunge Armaroli -. Ma
in realtà, le perdite di gas lungo la rete di trasporto e
distribuzione, dalla Siberia fino ai fornelli di casa nostra,
compromettono sostanzialmente il vantaggio in termini di minori
emissioni di CO2. Ci sono perdite ovunque: dai pozzi ai
gasdotti, dalle stazioni di compressione ai depositi di
stoccaggio, fino alle reti cittadine. Sono letteralmente milioni
di chilometri di condotte, spesso molto vecchie".
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