"Il Green Deal è stato presentato con
la promessa di crescita e occupazione, e questo non è possibile
se le auto elettriche vendute sui mercati europei sono in larga
parte importate. I dazi sono necessari, ma l'Europa ha bisogno
di una politica industriale forte che crei le condizioni per
accelerare l'elettrificazione e investire nella produzione
locale. La sola introduzione di queste tariffe, se non
accompagnata dalla convinta conferma di un obiettivo di vendita
di sole auto zero emission a partire dal 2035, sarebbe una mossa
autolesionista".
Lo ha dichiarato in un comunicato Andrea Boraschi, direttore
dell'ufficio italiano della ong per il trasporto sostenibile
Transport & Environment (T&E).
Secondo T&E, il mantenimento degli obiettivi di riduzione
delle emissioni di Co2 dell'Ue per le case automobilistiche,
compreso l'obiettivo di auto a emissioni zero per il 2035, è
essenziale per inviare il giusto segnale agli investitori. Una
politica industriale dell'Ue dovrebbe anche introdurre criteri
di sostenibilità forti, che possano premiare la produzione
locale. Un piano di investimenti dell'Unione, inoltre, dovrebbe
sostenere la produzione di veicoli elettrici e batterie in modo
più efficace rispetto all'attuale mosaico di aiuti di Stato
nazionali.
Secondo l'analisi di T&E pubblicata a marzo, un veicolo
elettrico su quattro venduto in Europa quest'anno potrebbe
essere importato dalla Cina. L'Ue tratterrà tre quarti del
gettito derivante dai dazi e T&E ritiene che questi fondi
debbano essere investiti nel potenziamento della value chain
delle batterie, attraverso il Fondo europeo per l'innovazione.
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