L'apporto pluviale di queste
settimane e le temperature di un Aprile mediamente più fresco
della norma hanno contribuito a ritardare lo scioglimento del
manto nevoso e a rivitalizzare i corpi idrici. Ma non è detto
che il migilioramento sia duraturo. Lo rende noto con un
comunicato l'Anbi, l'associazione dei consorzi di bacino.
"Quanto queste piogge contribuiscano a risolvere
l'insufficienza idrica, lo si potrà vedere solo nelle prossime
settimane - precisa Massimo Gargano, direttore generale di Anbi
- Si sta riproponendo la situazione del 2022, allorchè uno
sprazzo di primavera piovosa fece sperare in un'inversione di
tendenza, dopo l'inverno più arido da 70 anni. Quando le piogge
esaurirono i benefici sul clima, le anomalie di temperatura si
acuirono, con le conseguenze che ancora si riverberano sulla
scarsità di risorsa idrica".
"Su ampie zone del Nord, ad un lungo periodo di siccità
stanno seguendo abbondanti piogge, il cui apporto non però è
tesaurizzabile per la mancanza di adeguate infrastrutture di
stoccaggio - spiega Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi -.
E' una potenziale ricchezza d'acqua, che rischiamo di
rimpiangere da qui a qualche settimana con l'arrivo del grande
caldo. Per questo è necessario programmare un futuro idrico che,
avviando concretamente un piano di invasi medio-piccoli,
multifunzionali ed ecocompatibili, eviti il ripetersi delle
litanie degli stati d'emergenza. I progetti ci sono".
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