Alpi sempre più green, attente alla
sostenibilità e all'innovazione. A testimoniarlo è lo sprint nel
2024 delle bandiere verdi, il riconoscimento che Legambiente
assegna ogni anno all'arco alpino, che arrivano a quota 23,
registrando un +15,7% rispetto al 2023 (erano 19). Vessilli
green che hanno per protagonisti comunità, territori, cittadino,
associazioni e amministrazioni capaci di puntare su
sostenibilità e innovazione dando un nuovo futuro ai luoghi
montani, minacciati da crisi climatica e spopolamento abitativo.
Il Piemonte, si conferma per il sesto anno consecutivo, re
indiscusso di buone pratiche con 5 bandiere green, seguito da
Valle D'Aosta, Lombardia, Veneto, con rispettivamente 4
bandiere, Friuli Venezia Giulia, con 3 bandiere, e poi da
Trentino, Alto Adige, e Liguria, tutti con una bandiera.
"Con il summit nazionale delle bandiere verdi - dichiara
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - vogliamo
portare in primo piano le tante esperienze virtuose che arrivano
dall'arco alpino, frutto di un cambiamento sociale e culturale,
e da quelle aree interne del Paese che attirano sempre più
giovani pronti a cambiare vita. Oggi una delle grandi sfide
riguarda proprio il ripopolamento di queste zone, ripensando ad
un turismo e ad un modo di vivere sempre più in una chiave
sostenibile, innovativa, ma anche di inclusione sociale. Per
vincere questa sfida, sia sulle Alpi sia sugli Appennini, è
fondamentale non lasciare sole le comunità montane. Per questo
al governo Meloni chiediamo di sostenere la montagna con
maggiori stanziamenti e incentivi economici per aiutare giovani
e imprese, lavorando per un ripristino dei servizi pubblici
essenziali oggi qui sempre più carenti".
"Ancora una volta - commenta Vanda Bonardo, responsabile
nazionale Alpi di Legambiente - le aree montane dimostrano di
anticipare i tempi del cambiamento più che altrove, mettendo in
campo anche azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti
climatici. L'aver censito ben 23 bandiere verdi, per altro in
crescita, ne è una prova. Le storie raccontate, per loro natura,
vanno a definire una terza via, oltre le due opposte derive che
confinano la montagna tra la museificazione e quella più
aggressiva dell'industria del turismo".
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