(di Chiara Munafò)
In Italia ci sono 16 milioni di case
da riqualificare e poco meno di 16 milioni di minuti prima di
arrivare al 2050, la scadenza europea per raggiungere la
neutralità climatica. In questi numeri si inserisce la sfida di
trasformare l'edilizia, che è responsabile del 25% delle
emissioni di CO2 e ha case con un'età media di 60 anni. È una
sfida complessa per un settore che esce da una crisi che ha
distrutto in dieci anni oltre 600 mila posti di lavoro, ma che
vede negli ultimi mesi un'accelerazione.
L'ultima novità, in quest'ambito, è il centro di innovazione
Edera, fondato dall'Associazione nazionale dei costruttori
edili-Ance, con Redo Sgr e Fondazione Housing Sociale, con
l'obiettivo di ridurre "drasticamente" bollette ed emissioni,
riqualificare le periferie e rendere più produttivo il comparto
delle costruzioni.
Il modello è quello del programma internazionale nato in
Olanda Energiesprong, che Edera porterà in Italia per
selezionare, sperimentare e diffondere soluzioni capaci di
ridurre tempi, costi e impatto ambientale delle costruzioni su
larga scala.
"Costruire sostenibile dev'essere, già oggi, la nostra
normalità e questa normalità rappresenta una grande opportunità
di crescita e benessere", dichiara il presidente dell'Ance,
Gabriele Buia. "C'è la necessità - spiega il fondatore e ceo di
Edera, Thomas Miorin, in un evento digitale - di accelerare un
cambiamento che non possiamo lasciare sulle spalle di un settore
che ha una media di 2,7 addetti per impresa, serve riqualificare
di più, in modo più veloce e più approfondito".
All'orizzonte ci sono le risorse di Next generation Eu, con
il piano italiano che destinerà circa 30 miliardi di euro alla
riqualificazione del patrimonio edilizio e i fondi del
superbonus 110%, ma non solo. È in discussione alla commissione
Ambiente del Senato un disegno di legge sulla Rigenerazione
urbana che stanzia un fondo di 500 milioni di euro per favorire
queste trasformazioni urbanistiche.
Un'ulteriore spinta verso la riqualificazione arriva dalla
finanza e dai gestori dei patrimoni immobiliari che hanno
l'esigenza di rendere sostenibile e finanziabile la
decarbonizzazione del proprio portafoglio, sotto la pressione di
investitori sempre più attenti ai fattori ambientali e sociali e
dell'evoluzione delle normative europee.
Il cambiamento intanto è iniziato. "Il 73% del valore della
produzione è fatto da interventi di manutenzione del patrimonio
esistente", sottolinea il direttore del Cresme, Lorenzo
Bellicini, che prevede una crescita degli investimenti in
costruzioni dell'8,4% nel 2021 e del 5,5% nel 2022, dopo il
-9,5% del 2020, trainata dallo scatto del 14% degli investimenti
nel rinnovo di abitazioni.
A questa nuova edilizia circolare guarda con interesse anche
il mondo dell'ambientalismo. "Le costruzioni non possono
ripartire dopo la crisi con la vecchia edilizia che consuma il
territorio, con l'edilizia speculativa, non c'è neanche il
mercato. Il cuore è la riqualificazione e la manutenzione
ordinaria", afferma il presidente della Fondazione Symbola,
Ermete Realacci. Mentre dal vicepresidente di Legambiente,
Edoardo Zanchini, arriva un consiglio su da dove partire: "i
grandi complessi di edilizia residenziale pubblica, dove vivono
centinaia di migliaia di famiglie in condizioni spesso di
degrado, senza nessuna consapevolezze di come si possano
riqualificare quegli edifici e ridurre le bollette".
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