La bozza di documento finale della
Cop26 diffusa stamani presenta "novità su perdite e danni (loss
& damage o L&D), con il paragrafo 73 che per la prima volta
include una serie di dialoghi (4 fino al 2023) per identificare
la finanza in materia. Però non indica né una data per prendere
una decisione, né un processo continuativo, né se ci saranno
effettivamente dei volumi mobilitati. Ma è finora il segnale
politico più forte su L&D, e la prima volta che si apre un
dialogo su questo tipo di finanza". Lo scrive Luca Bergamaschi,
co-fondatore di Ecco, il think tank italiano indipendente per il
clima.
"I Diritti speciali di prelievo (SDRs) vengono riconosciuti
come una parte di nuovi volumi finanziari - prosegue Bergamaschi
-, ma non è chiaro se riusciranno effettivamente a dare accesso
a chi ne ha più bisogno, ovvero dovranno tenere conto delle
vulnerabilità reali dei paesi. Perché la questione dell'accesso
ai fondi e come valutare i livelli di debito dei paesi più
colpiti dagli impatti è centrale. Al momento ci sono condizioni,
soprattutto nel FMI, che impedirebbero l'accesso a chi ne ha più
bisogno. Questo va cambiato nel 2022".
"Il testo - prosegue il ricercatore - non riconosce le
riforme necessarie per portare le Banche multilaterali di
sviluppo a mobilitare i trilioni necessari alla trasformazione,
come auspicato dal Presidente Draghi. Senza un processo politico
esterno ai negoziati e che includa i massimi livelli, sarà
impossibile mobilitare i trilioni necessari per i paesi più
bisognosi".
Per Bergamaschi la bozza "mantiene gli elementi di
accelerazione per l'1,5, come presentare nuovi piani di medio
periodo per la riduzione delle emissioni già nel 2022. Anche
l'uscita dal carbone rimane, come l'uscita dai sussidi fossili,
anche se rimane l'aggettivo "inefficienti" riferito ai sussidi,
annacquando il testo. La bozza mantiene anche il raddoppio della
finanza per l'adattamento al 2025".
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