"La questione centrale resta
quella degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Nel
documento finale resta il riferimento agli 1,5 °C di riduzione
della temperatura entro il 2030, ma si tratta di un'intenzione
non sostenuta da impegni. Perché di nuovo quell'obiettivo è
indicato solo come "raggiungibile", ma non vincolante. E
soprattutto, non è legato alla necessità, per i paesi, di
tagliare la quantità di emissioni necessaria a realizzarlo". Lo
scrive la ong A Sud in un comunicato.
"Con le decisioni in campo, includendo anche i timidi passi
di Glasgow, gli scenari a fine secolo sono desolanti - prosegue
A Sud -. Dai +2,4°C calcolati dal CAT ai quasi +5°C prospettati
nel peggior scenario IPCC al 2100. Significa indicatori
climatici impazziti, migrazioni di massa, conflitti armati. La
fine del mondo per come lo conosciamo".
Dal testo finale sono poi spariti i 100 miliardi promessi
entro il 2023 ai Paesi meno sviluppati. Per Laura Greco,
presidente di A Sud "è incredibile che anche a Glasgow, come in
tutte le occasioni precedenti, una volta arrivati al punto, i
paesi industrializzati si siano tirati indietro, non
riconoscendo le proprie responsabilità storiche".
"L'Italia ha ancora target di riduzione ridicoli - afferma
Marica Di Pierri -. Preferiamo voltarci dall'altra parte anche
di fronte ai disastri climatici che sempre più spesso riguardano
il nostro territorio. Non possiamo sperare in una risposta
dall'alto. Dobbiamo agire ora e fare causa agli Stati, alle
imprese, ai rappresentanti delle aziende fossili, costringendoli
per via giudiziaria a rispondere in Tribunale delle loro
responsabilità".
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