Rischio mortalità al 2050 in aumento
a Roma e Milano, rispettivamente dell'8% e del 6%, per effetto
di una combinazione di temperature crescenti, dovute al
cambiamento climatico, e della concentrazione di inquinanti
nell'aria, come l'ozono e il PM10. È quanto emerge da uno studio
realizzato da 11 ricercatori ENEA e pubblicato su Science
Direct.
"Roma ha temperature più miti, un basso livello di umidità e
alti livelli di ozono, mentre Milano, che si trova in una delle
aree più inquinate d'Europa come la Pianura Padana, è esposta a
temperature più fredde, ha un tasso di umidità più alto e venti
più moderati, insieme ad alti livelli di PM10", spiega Maurizio
Gualtieri, ricercatore del Laboratorio Inquinamento Atmosferico.
Secondo lo studio, nei prossimi decenni la città di Roma
potrebbe raggiungere i 591 decessi l'anno durante i mesi estivi
(l'8% in più rispetto ai decenni precedenti) a causa delle alte
temperature e di una concentrazione di ozono troposferico (O3)
al di sopra del valore limite per il danno alla salute umana (70
μg/m3).
Nel capoluogo lombardo si stima che la mortalità sarà più
alta durante l'inverno (1.787 decessi su 1.977 complessivi, pari
al 90%) a causa del clima più rigido, delle maggiori
concentrazioni di PM10 (oltre la soglia giornaliera di 50 μg/m3
fissata dalla Direttiva Ue sulla qualità dell'aria) per effetto
delle maggiori emissioni da combustione e di condizioni
atmosferiche stagnanti dovute alla geomorfologia e alla
localizzazione di Milano.
Secondo lo studio, a Roma il numero di decessi dovuti alle
temperature più alte (principalmente in estate) tra gli over 85
al 2050 è stimato in 312 casi su 1.398 annuali (22%), mentre a
Milano è pari a 971 casi imputabili alle temperature più basse
(principalmente in inverno) su 1.057 (92%).
Politiche più rigorose in materia di qualità dell'aria e
contrasto al cambiamento climatico permetterebbero di ridurre il
numero di decessi di 8 volte a Roma e di 1,4 volte a Milano
rispetto al periodo 2004-2015.
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