L'introduzione in Italia di un
sistema di deposito cauzionale (Drs) rappresenterebbe "una
duplicazione inutile di costi economici ed ambientali: andrebbe
ad affiancare, senza sostituirsi in tutto, alle raccolte
differenziate tradizionali". E' quanto scrive Conai in una nota
inviata alle istituzioni, in vista del Regolamento UE sugli
imballaggi e i rifiuti di imballaggio atteso entro fine
novembre.
" In un Paese come l'Italia, spiega il Consorzio Nazionale
Imballaggi, dove esiste già un circuito efficace di raccolta
differenziata e valorizzazione degli imballaggi, il Drs
rappresenta una soluzione inadatta. Comporterebbe infatti la
necessità di distribuire capillarmente sul territorio nazionale
circa 100.000 Reverse Vending Machine, "per un investimento
iniziale di circa 2,3 miliardi di euro, e un costo di gestione
di circa 350 milioni di euro all'anno". L'implementazione di un
sistema informatico che renda possibile ottenere la cauzione
dalle Alpi a Lampedusa, sulla base di quanto fatto in altri
paesi europei, potrebbe "richiedere un investimento compreso tra
500 milioni e 1 miliardo di euro".
Un esempio concreto delle conseguenze che il DRS avrebbe
riguarda i contenitori per liquidi in PET. Una tonnellata
potrebbe valere, per le sole etichette di cauzione, circa 10.000
euro. Ossia 10 volte il valore del materiale.
Secondo Conai la per colmare la quota necessaria a raggiungere
gli obiettivi fissati dall'Europa al 2029 per gli imballaggi la
soluzione potrebbe essere una raccolta selettiva che si
affianchi a quella tradizionale.
Gli investimenti iniziali sarebbero nell'ordine massimo di 270
milioni e i costi operativi inferiori ai 30 milioni di euro
all'anno. Cifre decisamente inferiori a quelle necessarie per
l'implementazione di un sistema DRS.
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