L'emergenza provocata dal ciclone
Ciaran in Toscana secondo l'Anbi (Associazione Nazionale dei
Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle
Acque Irrigue) "evidenzia l'insufficienza della rete idraulica
di fronte alla nuova violenza degli eventi meteo".
"Può esserci sviluppo sociale ed economico senza sicurezza da
frane ed alluvioni?" chiede il presidente dell'Anbi Francesco
Vincenzi, secondo cui la politica è chiamata "a scelte
fondamentali, come assumere la salvaguardia del territorio quale
prima opera pubblica, di cui l'Italia ha bisogno e porre
concretamente le infrastrutture idrauliche fra gli asset
strategici per il Paese. Manca una visione programmatoria di
ampio respiro, accompagnata da adeguati finanziamenti, così come
è necessario accelerare gli iter procedurali nel pieno rispetto
delle normative di legge, perché con i ritmi attuali si
inaugurano opere già superate dagli eventi".
"Dall'emergenza meteo, che ha colpito l'Italia dopo avere
flagellato la Francia - aggiunge Massimo Gargano, direttore
generale di Anbi - emerge nitida l'importanza dei bacini di
raccolta delle acque, che hanno intercettato, in Veneto ed
Emilia Romagna, le ondate di piena, preservando i territori e le
loro economie da disastrosi allagamenti. Drammaticamente nuova,
invece, è la situazione registrata nelle zone alluvionate della
Toscana, dove le aree di espansione delle piene sono state
rapidamente colmate da una massa d'acqua superiore a quella
dell'alluvione del 1966. Ne consegue la necessità di aumentare
la capacità idrica del territorio con nuove infrastrutture
idrauliche, ad iniziare da bacini multifunzionali, efficientando
al contempo l'esistente".
Attualmente il maggior numero di bacini è nel Sud Italia con
Basilicata, Sicilia, Puglia e Sardegna, leader nazionali,
afferma l'Anbi.
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