Accelerare la transizione energetica,
in Italia aumenterebbe l'occupazione e il Pil, fino al +2,2% nel
2050, e ridurrebbe significativamente il debito pubblico. Una
transizione tardiva, intrapresa dopo il 2030, peserebbe invece
sui sistemi produttivi e finanziari, aumentando le
disuguaglianze. E l'inazione porterebbe alla catastrofe: nel
2050 le temperature in Italia aumenterebbero di oltre 3 C° e il
Pil crollerebbe del 30%. È quanto emerge dal "Rapporto di
Primavera" dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile
(ASviS), presentato oggi nel corso dell'evento di apertura
dell'ottava edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile,
intitolato Guardare al futuro per cambiare il presente: le
imprese e
la finanza davanti alla sfida della sostenibilità, a Ivrea.
In un'analisi realizzata dall'ASviS con Oxford Economics
sugli scenari futuri dell'Italia al 2030 e al 2050, vengono
valutati quattro scenari per il futuro del Paes. Da quello più
auspicabile della "Net Zero Transformation" e l'abbattimento
delle emissioni climalteranti, a quelli "insoddisfacenti" del
"business as usual" e della transizione tardiva, fino a quello
"catastrofico" derivante dall'inazione.
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