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ANSAcom - In collaborazione con Regione Veneto
È di un mese fa la 'bocciatura' in Consiglio regionale del Veneto, della legge popolare sul suicidio medicalmente assistito, che proponeva principalmente di stabilire i tempi di risposta certi - 27 giorni - sul percorso di accesso al 'fine vita' - già previsto in Italia da una sentenza della Consulta del 2019 - e sul ruolo della sanità. Al netto delle posizioni favorevoli e contrarie dei consiglieri regionali su un argomento etico così delicato, la Regione rivendica il proprio impegno nel potenziamento delle cure palliative, per migliorare il più possibile le condizioni di vita dei malati terminali. In questo senso, l'assessore alla Sanità regionale, Manuela Lanzarin, sottolinea che "il Veneto ha avuto, da sempre, un’attenzione molto forte sul fronte delle cure palliative, anticipando la disciplina nazionale e investendo molte risorse. Siamo la prima Regione - aggiunge - per servizi garantiti, anche se sono consapevole che si può fare sempre di più". L'assessore precisa che sono state messe in campo tutte le procedure previste: l’accreditamento, il rafforzamento della rete e del coordinamento delle cure palliative, la commissione regionale chiamata ad esprimersi. "Al contempo - spiega Lanzarin -, la Regione Veneto prevede l’aumento dei posti negli hospice e il potenziamento delle cure domiciliari, oltre alla creazione di almeno una unità domiciliare per le cure palliative in ogni distretto sociosanitario". La Regione si impegna a uniformare tutte le procedure funzionali a prendere in carico le persone fragili, "e ribadisco - chiosa Lanzarin - la necessità di un intervento normativo a livello nazionale che disciplini il ruolo dei caregiver”. Un programmazione di efficienza che il Veneto porta avanti un po’ in molte aree della sanità, e che è valso il primo posto nell’erogazione ai cittadini dei cosiddetti Livelli essenziali di assistenza (Lea), dovuti sulla base della Costituzione. La Regione Veneto – secondo i dati di Quotidiano Sanità - riesce ad essere positivo in tutte e tre le macro aree Lea considerate (prevenzione-ospedale-territorio), a conferma “di un sistema omogeneo fatto di capacità organizzative e professionali".
ANSAcom - In collaborazione con Regione Veneto
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