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ANSAcom - In collaborazione con Next
In che modo un corretto governo dei beni comuni può aiutarci a proteggere i territori dalla violenza del cambiamento climatico? Ne hanno discusso, nel corso della sesta edizione del Festival nazionale dell’Economia civile in programma dal 3 al 6 ottobre a Firenze Andrea Rinaldo, professore costruzioni idrauliche all’Università di Padova e direttore del laboratorio di ecoidrologia della Scuola politecnica federale di Losanna (Epfl), Gianluca Galletti, presidente Emil Banca e Ucid e Agostino Miozzo, responsabile del progetto accoglienza per il Giubileo. Per Rinaldo "ogni proiezione ambientale e climatica che abbiamo a disposizione ci prospetta situazioni drammatiche sotto ogni punto di vista, che possiamo anche toccare con mano: siccità alternata a precipitazioni fuori dal comune, innalzamenti repentini di temperature, scioglimento di calotte glaciali con conseguente innalzamento del livello del mare. Il primo pensiero da superare è quello che vuole il pianeta come una merce, ogni elemento naturale come un prodotto sottoposto alla legge del mercato e dunque valutabile in termini economici". "Oggi - ha detto Galletti - si investe più in armi che nella lotta ai cambiamenti climatici. L’accordo di Parigi si basa sulla mitigazione, su cui ben poco è stato fatto e si sta facendo, e sull’adattamento, ovvero quello relativo alla preparazione del territorio agli sconvolgimenti ormai inevitabili e imminenti. È ruolo della politica avviare un processo di questo genere". Secondo Miozzo "l’uomo non si preoccupa più della natura. Lo vediamo quando in maniera irresponsabile non si cura in alcun modo delle risorse che consuma, della poca attenzione che dedica alla manutenzione dell’ambiente. Un termine oggi troppo abusato, che abbiamo sentito miliardi e miliardi di volte, è prevenzione", ciò "che manca è una reale coscienza della sua vera importanza".
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