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ANSAcom - In collaborazione con Aism
La ricerca sulla sclerosi multipla negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. Grazie a ciò oggi si possono immaginare strategie di prevenzione e di diagnosi precoce che, se ancora non possono prevenire l'insorgenza della malattia, possono comunque aiutare a identificare i fattori di rischio e scongiurare la disabilità. Sono questi alcuni dei temi al centro del congresso annuale della Fism, la Fondazione dell'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, che si apre oggi a Roma e proseguirà fino al 30 maggio.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Colpisce 140 mila persone in Italia con 3.600 nuove diagnosi l'anno. I progressi della ricerca consentono oggi alle persone con sclerosi multipla di mantenere una buona qualità di vita con un'aspettativa non molto dissimile da chi non è affetto dalla patologia.
Uno dei traguardi più importanti raggiunti dalla ricerca negli ultimi anni è stato scoprire il ruolo che svolge il virus Epstein-Barr, l'agente che causa la mononucleosi, nella genesi della malattia. "È ormai dimostrato che l'infezione da Epstein-Barr virus sia un prerequisito essenziale per lo sviluppo della malattia", dice Kjell-Morten Myhr dell'Università di Bergen, ospite della prima giornata di lavori del congresso Fism. "Tuttavia non è chiaro ancora in che modo un virus così comune possa contribuire alla sclerosi multipla". La comunità dei ricercatori è impegnata a scoprirlo.
I traguardi della ricerca, intanto, hanno già prodotto risultati concreti destinati a cambiare la pratica clinica. Uno di questi è rappresentato dai nuovi criteri diagnostici per la sclerosi multipla, che saranno presentati formalmente al prossimo congresso Ectrims, ma che sono stati in grandi linee anticipati al congresso Fism. "La revisione periodica dei criteri diagnostici sulla base delle evidenze scientifiche ci consente di poter anticipare sempre di più le diagnosi e così i trattamenti, magari anche prima della manifestazione dei sintomi. E questo - lo abbiamo dimostrato - si associa a una migliore prognosi sul lungo termine, in grado anche di abbassare il rischio di disabilità e migliorare la qualità di vita dei pazienti", ha detto Xavier Montalban del Cemcat, il Centro per la Sclerosi Multipla della Catalogna.
"Abbiamo bisogno di una ricerca che produca ricadute concrete sulla vita delle persone con sclerosi multipla e l'arrivo di nuovi criteri diagnostici che promettono di migliorare la prognosi e la qualità di vita delle persone risponde appieno al primo dei punti inclusi nella nostra Carta dei diritti: il diritto alla salute", ha concluso la vicepresidente Aism Rachele Michelacci.
ANSAcom - In collaborazione con Aism
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