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ANSAcom - In collaborazione con Relyens
Una persona arriva in Pronto Soccorso con una frattura del femore apparentemente 'spontanea'.
Constatata la frattura, viene operata 'con apposizione di chiodo di sintesi' e dimessa nel giro di pochi giorni. Dopo un mese dall'intervento il paziente torna in Pronto Soccorso per dolore all'arto operato. Viene fatta una radiografia e mandato a casa con antidolorifici. Successivamente viene prescritta fisioterapia. Passano due mesi e, visto che il dolore non passa, il paziente si rivolge a un altro medico che esegue degli approfondimenti e scopre che il paziente è affetto da un tumore alle ossa, un osteosarcoma. È uno dei casi esemplari contenuto nell'edizione 2024 del report 'Panorama dei rischi. Le sfide correlate alla presa in carico del paziente', elaborato dal gruppo mutualistico Relyens.
Il report parte dall'analisi dei sinistri gestiti dalla compagnia assicurativa per proporre soluzioni per ridurre il rischio che si verifichino ancora. "Il 50% degli eventi che accadono negli ospedali è prevenibile", dice Anna Guerrieri Risk Manager Director di Relyens in Italia. "Su quello bisogna lavorare".
I margini di intervento sono molto ampi. Nel caso dell'errore chirurgico, che rappresenta la prima causa di sinistro, "grandissima importanza ha la formazione. Per esempio ricorrendo alla simulazione ed esercitandosi su casi concreti per non replicare gli errori passati, ma per cambiarli", spiega Guerrieri. "Decisivo è il dialogo tra professionisti e la discussione dei casi, per conoscerli e riconoscere gli errori.
Utili poi le tecnologie, per esempio quelle che può offrici l'intelligenza artificiale o soluzioni informatizzate a supporto dell'operato dei professionisti in sala operatoria".
La comunicazione è anche la chiave per prevenire gli errori diagnostici, insieme al coordinamento e la cooperazione tra professionisti, spiega l'esperta di mitigazione del rischio.
Un capitolo a parte è quello delle infezioni correlate all'assistenza, che rappresenta uno dei principali problemi negli ospedali e che si intreccia con una delle principali minacce sanitarie: quello dell'antimicrobico-resistenza. "È determinato da una molteplicità di fattori e pertanto occorre agire a più livelli, partendo dagli interventi più semplici", aggiunge Guerrieri. "Uno su tutti: il lavaggio delle mani. Se ne parla da anni, ma siamo ancora carenti", spiega. "Abbiamo poi raccomandazioni e linee guida ministeriali molto dettagliate e ben fatte: applichiamole, mettiamole in campo. Ancora: occorre essere rigorosi nell'utilizzo corretto dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori e rafforzare la sanificazione degli ambienti. Non da ultimo, il controllo dell'antibiotico-resistenza. Abbiamo un piano nazionale: mettiamolo seriamente in campo", conclude.
ANSAcom - In collaborazione con Relyens
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