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ANSAcom - In collaborazione con Intrum
L’inflazione elevata e l’aumento dei tassi d’interesse hanno reso la vita quotidiana degli italiani più difficile, con quasi due italiani su 10 costretti a spendere al mese più di quello che guadagnano. È quanto emerge dallo European Consumer Payment Report, realizzato da Intrum, secondo cui circa metà (51%) degli intervistati (20.000 in 20 Paesi) afferma di avere meno denaro a disposizione dopo aver acquistato i beni essenziali e pagato le bollette. Se il 59% degli italiani non riesce a risparmiare nulla, spendendo l’intero stipendio per arrivare a fine mese, il 17% deve addirittura attingere ai propri risparmi, o chiedere dei prestiti, perché spende più di quanto guadagni, con quasi un intervistato su 5 che afferma di aver chiesto un prestito negli ultimi 6 mesi per pagare le bollette e il 25% potrebbe contrarre nuovi debiti per pagare le spese quotidiane. Il 68% sta cercando di tagliare le spese di tutti i giorni e il 60% dovrà attingere ai propri risparmi per far fronte alle spese essenziali e alle bollette. Ma quest’anno a emergere sono soprattutto due trend, come ha sottolineato Giovanni Gilli, presidente di Intrum Italy. Il primo punto è la crescente ‘infiltrazione’ degli abbonamenti, ossia l’ascesa della subscription economy. Quasi la metà degli intervistati afferma di essere sorpreso di quanto i suoi abbonamenti si siano accumulati senza che se ne rendesse conto. In un periodo storico di forte inflazione, poi, i consumatori sono più attenti ai comportamenti delle aziende e tendono a punire quelle meno etiche. Come sottolinea Giovanni Gilli, infatti, “vi è da parte dei consumatori una forte resistenza alla cosiddetta greedflation. Cioè, ci si accorge quando delle aziende, tra virgolette, sembrano speculare sulle spinte inflazionistiche, quindi aumentano i prezzi anche al di là dell’aumento effettivo dei costi che subiscono e, così, aumentano conseguentemente i loro margini e ovviamente a spese del consumatore”. E, secondo la ricerca, quando il consumatore se ne accorge cerca di evitare di acquistare da queste aziende.
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