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ANSAcom - In collaborazione con Civita
Qualche giorno fa, Malika Ayane si è vista proporre una canzone con la sua voce. Brano che, però, lei non aveva mai registrato. "Era stata prodotta con l'intelligenza artificiale - spiega all'ANSA a margine della presentazione del XV rapporto Civita, oggi a Roma - doveva essere la mia, ma mi sono accorta dei meravigliosi limiti che questa tecnologia ha, perché mancano le sfumature dell'umano".
"Non vedo come debba essere un elemento che terrorizza" gli artisti, prosegue, ma "quello che mi preoccupa è quanto chi riceve brani realizzati con tecnologie di questo tipo sia veramente attento alle sfumature che la voce può avere rispetto alla piatta riproduzione meccanica". Bisognerebbe istruire gli ascoltatori? Più che altro "il pubblico dovrebbe autoistruirsi", risponde, "ma arrivo da un giro di teatri sempre pieni e non è che siamo diventati tonti tutto di colpo. C'è sempre un'intelligenza, l'umanità c'è ma c'è bisogno di quell'attenzione a non perderla mai".
Detto ciò, "si può essere creativi" anche con l'IA, "sono una di quelle che usa tutte le tecnologie che può imparare per esplorare meglio", aggiunge Ayane. "Da quando ho iniziato a pubblicare dischi ho visto come l'apporto tecnologico sia stato fondamentale - riflette - ma come contemporaneamente abbia generato dei terrori anche giustificati, a volte".
Il più grande "fraintendimento nel mercato musicale", afferma, "è quello di dover produrre tanto e velocemente: l'uso delle tecnologie, e anche dell'intelligenza artificiale generativa, è stato un abuso quasi bulimico". Prodotti che, però, spesso non garantiscono una qualità adeguata. "Io faccio una crociata personale contro le brutte cover fatte con un ritmo di bossa nova, ma che tutto sono meno che bossa nova - conclude -. Se, per esempio, si scegliesse già di mettere due dischi scelti per gusto in qualunque locale di intrattenimento già porteremmo il livello della produzione un pochino più in alto".
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