NAPOLI - Si sono concluse al porto di Napoli le operazioni di sbarco dei 76 naufraghi a bordo della Life Support di Emergency soccorsi nel Mediterraneo centrale la notte dell'11 agosto. Tra di loro 7 donne e 24 minori, di cui 12 non accompagnati e un bambino di sette mesi.
"I naufraghi erano partiti dalle coste libiche su un'imbarcazione di legno instabile - spiega Carlo Maisano, capomissione della Life Support -. Si trovavano in mare da quasi 20 ore quando sono iniziate le operazioni di soccorso. Il motore era in avaria e l'imbarcazione era alla deriva da 5 ore".
Le 76 persone sbarcate oggi nel porto di Napoli, provengono da Egitto, Eritrea, Etiopia e Siria. Tutti paesi colpiti da conflitti, instabilità politica ed economica, e insicurezza alimentare. "Sono stato in Libia per 5 mesi, e 4 li ho passati nei centri di detenzione - racconta un ragazzo di 17 anni siriano - ho provato ad attraversare il Mediterraneo per 7 volte, ma sono sempre stato respinto e riportato in Libia. Le milizie libiche fanno accordi con i trafficanti per riportarci a terra una volta partiti, quindi sanno quando una barca sta partendo e dove si trova. La mia famiglia voleva che tornassi in Siria, sapevano che la Libia è un paese molto pericoloso e non volevano che mi facessero del male". "Sapevano che ci picchiavano, a volte con dei bastoni o dei fili di ferro, per poter chiedere più soldi alle nostre famiglie. Io ero da solo, sono partito dalla Siria senza la mia famiglia - continua - È stato molto difficile resistere alla tentazione di tornare, mi mancava tantissimo la mia casa, ma sapevo che non c'era futuro per me in Siria. Adesso non sanno nemmeno che sono vivo, mi hanno preso il telefono in Libia e non ho potuto contattare mia madre per dirle che questa volta, la settima volta che provavo ad attraversare il Mediterraneo, ce l'ho fatta".
"Concluso lo sbarco la Life Support si sposterà ad Augusta per fare rifornimenti - conclude Carlo Maisano - e prepararsi alla missione successiva per continuare a salvare vite in mare".
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