La formazione si è concentrata anche sulla storia della pesca alla Charfia e sul suo rapporto con le isole Kerkennah, e ha contribuito a sensibilizzare i residenti locali sulle buone pratiche nella fabbricazione delle nasse, attività tramandata di generazione in generazione e utilizzata per la pesca locale.
"Charfia Road" mira a evidenziare e promuovere l'elemento immateriale della "Pesca Charfia" della Tunisia, patrimonio mondiale dell'Unesco. Il progetto fa parte dell'Itinerario del Patrimonio Mondiale dell'Unesco, sostenuto dal Progetto di Promozione del Turismo Sostenibile, cofinanziato dall'Unione europea e dal ministero Federale Tedesco per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Bmz), e attuato dal ministero del Turismo e dell'Artigianato tunisino con il sostegno di Giz Tunisia.
La Charfia è un'antichissima tecnica di pesca, il cui uso risale addirittura all'era punica: è un labirinto realizzato piantando nel fondale un gran numero di foglie di palma che creano dei corridoi attraverso i quali, grazie alle correnti, i pesci arrivano nelle camere di cattura. Qui, trovano le nasse deposte dai pescatori in cui rimangono definitivamente intrappolati. Le conoscenze relative a questa singolare tecnica di pesca vengono trasmesse di padre in figlio. La realizzazione della charfia, infatti, richiede un'ottima conoscenza del fondale marino, delle correnti e dei venti dominanti. È solitamente installata in mare ad ottobre e viene rimossa nel mese di giugno, garantendo un periodo di riposo biologico alle specie ittiche oggetto di cattura. Si tratta di un sistema di gestione unico in ambito marittimo arabo-musulmano: le famiglie dell'isola possiedono parcelle di mare adibite alla charfia e se le tramandano di generazione in generazione.
Le charfia tradizionali sono rinnovate ogni anno e rispettano il periodo di riposo biologico necessario alla riproduzione dei pesci, contrariamente alle charfia "moderne", in rete e struttura fissa, che possono rimanere in mare fino a tre anni consecutivi.
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