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Archeologia italiana 'strumento di diplomazia culturale'

Dibattito alla Borsa Mediterranea del turismo archeologico

02 novembre 2024, 07:37

Redazione ANSA

ANSACheck
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(ANSAmed) - PAESTUM, 02 NOV - 'Archeologia italiana: tradizione, innovazione e sviluppo locale': alla Borsa Mediterranea del turismo archeologico di Paestum, in corso fino a domani, si è discusso del ruolo delle missioni archeologiche italiane come strumento non solo di cooperazione scientifica ma anche di diplomazia culturale.

La sessione, organizzata in collaborazione con il ministero degli Esteri, è stata presieduta da Filippo La Rosa vicedirettore generale per la diplomazia pubblica e culturale del Maeci, che ha sottolineato come queste missioni siano "strumenti di cooperazione riconosciuti dai nostri partner, ma anche strumenti di politica estera culturale. E' importante il riconoscimento delle istituzioni locali, che si somma a quello di chi è coinvolto nelle attività di scavo e di sviluppo di un sito archeologico". Il ministro plenipotenziario La Rosa ha anche evidenziato come ci sia bisogno di far conoscere meglio anche in Italia, il ruolo straordinario di questo lavoro italiano che gode di forte consenso internazionale.

L'incontro è iniziato con una una conversazione tra La Rosa e il direttore del Museo dell'Acropoli di Atene, Nicolaos Stampolidis, sulla collaborazione Italia-Grecia che ha portato al museo ellenico la mostra sugli antichi tesori della Basilicata.

Hanno quindi preso la parola i responsabili di missioni archeologiche italiane in luoghi molto complessi del Mediterraneo e del Medio Oriente: Siria, Iraq e Libia. Paolo Matthiae, uno dei più celebri archeologi italiani, scopritore di Ibla in Siria, ha sottolineato che "senza il passato si capisce male il presente e si costruisce ancora peggio il futuro", mentre i suoi colleghi hanno raccontato delle loro esperienze e del rapporto positivo che immancabilmente si crea con le comunità e le istituzioni locali, dove il modo di operare italiano viene universalmente apprezzato.

Al dibattito è intervenuto il direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) Marco Riccardo Rusconi, che ha ricordato l'impegno a "costruire ponti" dell'agenzia, in uno sforzo complessivo "riconosciuto anche dall'Unione Europea, che apprezza il nostro modo di fare cooperazione" che comprende l'archeologia, "dove un sito archeologico può costruire uno sviluppo economico locale, occupazione, formazione, turismo", un lavoro portato avanti senza interruzioni anche in situazioni difficili come in Libano o Siria. "Ci sono le colonne, le vestigia, ma ci sono le persone, con le loro specificità. A noi piace la cooperazione come funzionale a una serie importanti questioni, ma tenendo al centro la persona", ha sottolineato.

All'incontro è giunto un messaggio del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, che ha ricordato "l'eccezionale contributo italiano nei settori della ricerca archeologica, della tutela e della promozione del Patrimonio storico ed artistico mondiale assume un ruolo particolarmente significativo per il nostro Paese, non solo in termini di portata scientifica e intellettuale. Le missioni arrivano infatti ad agire in tutte le dimensioni rilevanti del vivere dei Paesi in cui operano: società, cultura, economia, ambiente".

"Grazie al loro pregevole operato e alla favorevole accoglienza che ricevono da parte delle Istituzioni e delle comunità locali - ha osservato - le missioni costituiscono un eccezionale strumento di diplomazia culturale e cooperazione, elementi preziosi per rafforzare i rapporti bilaterali e contribuire alla conoscenza reciproca". (ANSAmed).

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