La sessione, organizzata in collaborazione con il ministero degli Esteri, è stata presieduta da Filippo La Rosa vicedirettore generale per la diplomazia pubblica e culturale del Maeci, che ha sottolineato come queste missioni siano "strumenti di cooperazione riconosciuti dai nostri partner, ma anche strumenti di politica estera culturale.
E' importante il riconoscimento delle istituzioni locali, che si somma a quello di chi è coinvolto nelle attività di scavo e di sviluppo di un sito archeologico".
Il ministro plenipotenziario La Rosa ha
anche evidenziato come ci sia bisogno di far conoscere meglio
anche in Italia, il ruolo straordinario di questo lavoro
italiano che gode di forte consenso internazionale.
L'incontro è iniziato con una una conversazione tra La Rosa
e il direttore del Museo dell'Acropoli di Atene, Nicolaos
Stampolidis, sulla collaborazione Italia-Grecia che ha portato
al museo ellenico la mostra sugli antichi tesori della
Basilicata.
Hanno quindi preso la parola i responsabili di missioni
archeologiche italiane in luoghi molto complessi del
Mediterraneo e del Medio Oriente: Siria, Iraq e Libia. Paolo
Matthiae, uno dei più celebri archeologi italiani, scopritore di
Ibla in Siria, ha sottolineato che "senza il passato si capisce
male il presente e si costruisce ancora peggio il futuro",
mentre i suoi colleghi hanno raccontato delle loro esperienze e
del rapporto positivo che immancabilmente si crea con le
comunità e le istituzioni locali, dove il modo di operare
italiano viene universalmente apprezzato.
Al dibattito è intervenuto il direttore dell'Agenzia
italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) Marco Riccardo
Rusconi, che ha ricordato l'impegno a "costruire ponti"
dell'agenzia, in uno sforzo complessivo "riconosciuto anche
dall'Unione Europea, che apprezza il nostro modo di fare
cooperazione" che comprende l'archeologia, "dove un sito
archeologico può costruire uno sviluppo economico locale,
occupazione, formazione, turismo", un lavoro portato avanti
senza interruzioni anche in situazioni difficili come in Libano
o Siria. "Ci sono le colonne, le vestigia, ma ci sono le
persone, con le loro specificità. A noi piace la cooperazione
come funzionale a una serie importanti questioni, ma tenendo al
centro la persona", ha sottolineato.
All'incontro è giunto un messaggio del viceministro degli
Esteri Edmondo Cirielli, che ha ricordato "l'eccezionale
contributo italiano nei settori della ricerca archeologica,
della tutela e della promozione del Patrimonio storico ed
artistico mondiale assume un ruolo particolarmente significativo
per il nostro Paese, non solo in termini di portata scientifica
e intellettuale. Le missioni arrivano infatti ad agire in tutte
le dimensioni rilevanti del vivere dei Paesi in cui operano:
società, cultura, economia, ambiente".
"Grazie al loro pregevole operato e alla favorevole
accoglienza che ricevono da parte delle Istituzioni e delle
comunità locali - ha osservato - le missioni costituiscono un
eccezionale strumento di diplomazia culturale e cooperazione,
elementi preziosi per rafforzare i rapporti bilaterali e
contribuire alla conoscenza reciproca". (ANSAmed).
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