RABAT - Noa Cohen, la giovane attrice israeliana che interpreta la madre di Gesù nel film di Netflix "Mary", ha detto di aver ricevuto molteplici minacce di morte durante le riprese del film in Marocco. Le sue dichiarazioni, raccolte ai microfoni di un seguitissimo programma tv, martedì sera, sono state rilanciate dal 'Jerusalem Post'. I quotidiani marocchini riprendono la notizia sollevando polemiche e rilanciando "l'impegno ampiamente documentato del Marocco per la protezione ebraica e l'armonia interreligiosa".
L'attrice ha affermato che i profili dei social media marocchini l'hanno minacciata, mentre era sul set, da gennaio a marzo 2024. "Ho ricevuto messaggi da profili marocchini, via social, che dicevano di sapere 'in quale hotel alloggi' - ha spiegato -. Questo non mi ha fatto sentire la più sicura del mondo. E vai a girare in quello che è, dopotutto, un paese musulmano, il Marocco... e hai bisogno di un visto speciale per entrare, e devi avere un servizio di sicurezza che ti sorveglia in ogni momento".
Nonostante le minacce, il film, il cui budget era di 70 milioni di dollari, è andato avanti senza intoppi. Cohen, che in precedenza aveva recitato in spettacoli israeliani per adolescenti e bambini, ammette di aver ricevuto "un trattamento da star", e di aver provato grande emozione a lavorare con Sir Anthony Hopkins, l'attore due volte premio Oscar che in questo film interpreta Erode. L'attrice ha citato i commenti sui social media al trailer del film definendoli "prova di un'ostilità diffusa", con un crescendo di attacchi che andavano da "sionista" a "israeliana" fino a pesanti insulti personali oltre che antisemiti.
Dal 2011, scrivono piccati i quotidiani locali, il Marocco ha formalmente riconosciuto la sua popolazione ebraica come componente fondamentale dell'identità nazionale. Questo riconoscimento costituzionale si materializza nella governance pratica e pesca nella storia anche in quella recente della Seconda guerra mondiale, "quando re Mohammed V sfidò le richieste del governo di Vichy di consegnare gli ebrei marocchini, esemplificando l'impegno storico della monarchia per la protezione ebraica". Tanto che, sostengono, numerosi leader politici contemporanei hanno riconosciuto il paese come un'oasi di pace.
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