Se ne parla in questi giorni perché si è appena concluso a Nabeul il 'Festival delle bambole di zucchero', che si celebra ogni anno in coincidenza con il capodanno islamico. Nella regione di Cap Bon in Tunisia esiste infatti una tradizione speciale per celebrare il capodanno islamico: la realizzazione e la decorazione di bambole di zucchero in diverse forme come spose (arousat soukr) o anche cavalieri (fares soukr). Una tradizione che si perpetua nel tempo, ma le cui origini non sono certe. Secondo la gente locale, la tradizione arriva dalla Sicilia, dove per il giorno dei morti vengono preparati i "pupi di zuccaro" o "puppaccena", in dialetto palermitano, ovvero statuette cave di zucchero colorato, riproducenti paladini o generiche figure maschili e femminili. Tuttavia i siciliani fanno risalire la leggenda al periodo di dominazione araba, quando un nobile caduto in miseria, in mancanza di cibo prelibato, offrì ai suoi ospiti dei dolci dalla forma umana da cui deriva appunto il nome di "pupa a cena", poi divenuto pupaccena, mentre lo storico tunisino Anouar Marzouki la colloca precisamente al periodo del dominio arabo fatimide della Sicilia sotto la dinastia Kalbid nel X secolo.
Sta di fatto che la Sicilia dista meno di 400 chilometri e Cap Bon ha con essa una lunga storia di strettissimi rapporti culturali, storici e commerciali. Nel Cap Bon, è tradizione aggiungere la bambola di zucchero o i pupi come decorazione nel mezzo della speciale varietà di cuscus locale che viene cucinata alla vigilia del capodanno islamico. Un piatto di cuscus decorato con uova sode, ceci, dolci e frutta secca. La bambola viene successivamente fatta a pezzi e usata per addolcire il tè o il caffè. E' anche un modo divertente di riunire la famiglia, dato che il processo di realizzazione delle bambole non richiede molto tempo. Con il tempo, la tradizione ha sviluppato forme più complesse per le bambole di zucchero arrivando a raffigurare anche personaggi famosi e animali. Gli abitanti di Cap Bon dicono che ricevere una bambola di zucchero nel nuovo anno simboleggia l'augurio che il loro prossimo anno sarà dolce come la bambola. Simile al detto che accompagna l'altro piatto tradizionale del capodanno islamico in Tunisia, ovvero la mloukya, zuppa verde e corposa realizzata con foglie di corchorus, ovvero che il loro anno sarà verde come la mloukya.
Anche in Sicilia la lavorazione dei "puppacena" è un vero e proprio atto d'amore, in cui le famiglie si riuniscono per creare queste opere d'arte zuccherate con cura e dedizione. I dettagli accurati delle figure, i colori vivaci e l'abilità artigianale mostrata nell'intero processo di creazione rendono i "puppacena" vere e proprie opere d'arte, esaltando l'essenza della cultura siciliana e la profonda connessione con la memoria dei defunti. Questi pupi tunisini, simili ai "puppacena" siciliani, sono opere d'arte dolciarie realizzate con la stessa passione e abilità artigianale. Come i loro cugini siciliani, i pupi di zucchero tunisini vengono modellati a mano con cura e attenzione ai dettagli, raffigurando personaggi storici, animali e simboli culturali. Sebbene abbiano origini geografiche diverse, la somiglianza tra i pupi di zucchero del Cap Bon e i "puppacena" siciliani risiede nella tecnica di modellazione e nella carica emotiva che le figure dolci portano con sé.
Entrambi i popoli utilizzano questi dolci come simbolo di auspicio, benedizione e connessione con le tradizioni e la storia. Il collegamento tra i pupi di zucchero di Nabeul e Cap Bon in Tunisia e la tradizione dei "puppacena" siciliani è una dimostrazione di come i dolci possano essere portatori di significato, storia e cultura. Questi prelibati dolci artigianali superano i confini geografici, unendo due popoli in un abbraccio affettuoso e dolce, mentre celebrano il ricco patrimonio culturale e il legame condiviso con l'arte dolciaria.
(ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA