"Nel mondo romano esisteva una vera e propria cultura del bagno - spiega Pappalardo -, non c'era città che non disponesse almeno di una sorgente termale e poche architetture al mondo raggiunsero tanto equilibrio tra eleganza e funzionalità come le terme costruite dai Romani. La stessa Pompei, una città di circa 20mila abitanti, disponeva di almeno sette terme pubbliche.
Oltre alla popolazione stabile ne beneficiavano anche quanti giungevano in città per trattare affari. Queste non rinunciavano al piacere di un po' di relax nelle terme, dopo le ore trascorse a camminare o viaggiare su strade polverose. Inoltre dato che i Romani avevano una cucina particolarmente grassa, da provocare spesso malattie come la gotta, a causa dell'accumulo di tossine si sentiva il bisogno di frequenti bagni di vapore. Chi però esagerava moriva di attacco cardiaco o di 'mal di terma', come diceva Seneca".
Pappalardo è direttore del Centro Internazionale Studi Pompeiani. E' stato Ispettore degli Scavi di Pompei e direttore degli Scavi di Ercolano, ha insegnato alle Università di Napoli e attualmente all'Université El Manar di Tunis, ha collaborato con le Università di Basel, Tübingen, Freiburg, Tel Aviv, Buenos Aires e Tokio. E' inoltre membro della Alexander von Humboldt-Stiftung, del Japanisch-Deutschen Zentrums Berlin, della Scuola Archeologica Italiana di Atene e membro Onorario della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine. Ha prodotto centinaia di pubblicazioni, molte delle quali tradotte in tedesco, francese, inglese, neogreco, danese, cinese e giapponese.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA