(di Rodolfo Calò)
IL CAIRO - L'Egitto, Paese musulmano per quasi nove decimi della sua popolazione, non fa sconti a chi sfrutta le discinte attrattive della laica cultura occidentale per far soldi entrando in collisione con la rigida morale musulmana.
Il più recente caso è quello di un'influencer egiziana molto attiva soprattutto su TikTok, Salma El-Shimy, che martedì 18 aprile è stata condannata dal tribunale per i reati minori di Alessandria a due anni di carcere per "aver filmato e diffuso contenuti inappropriati", come sintetizza il sito Egyptian Street. Alla giovane è stata inflitta anche una multa di 100 mila sterline egiziane, circa 2.950 euro, che in Egitto equivalgono a 37 salari minimi.
El-Shimy è accusata di aver girato video poi pubblicati sulle piattaforme di social media guadagnando cifre imprecisate grazie alle visualizzazioni dei "contenuti inappropriati" rappresentati essenzialmente dalle sue forme: procaci ed esposte in una misura che a stento attirerebbero l'attenzione in Italia, ma che in Egitto (e ancor più in altri paesi islamici di ben più stretta osservanza islamica) sono giudicati illeciti dalla magistratura e da parte della popolazione.
Secondo la polizia, gli account di El-Shimy su Instagram, TikTok e YouTube includevano video che "offendevano la moralità pubblica e il pudore", riferisce il sito ricordando che l'influencer era stata arrestata il 3 aprile all'aeroporto internazionale del Cairo di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti.
Salma era stata poi trasferita dal Cairo a un commissariato sul porto di Alessandria, suo luogo di residenza, dove le indagini sono state completate dalla Procura degli Affari finanziari e commerciali.
La giovane, sui 30 anni, era stata già arrestata nel 2020 per un servizio fotografico che la ritraeva - strizzata in una corta tunica bianca con spalle scoperte e fregio da antica egizia - presso le piramidi a gradoni di Saqqara a sud del Cairo: un costume "inappropriato" per il Ministero delle Antichità.
Il caso richiama "numerosi" altri in Egitto, dove giovani donne con un grande seguito sui social media - come Haneen Hossam e Mawada Eladham - sono state arrestate e hanno subito condanne al carcere con l'accusa di "violare i valori della famiglia egiziana" e di "traffico di esseri umani", ricorda l'Egyptian Street citando una formula che intende l'induzione alla prostituzione.
Gli arresti sono stati eseguiti in base alle disposizioni della legge sulla criminalità informatica del 2018 e condannati da attivisti per i diritti delle donne e dalle organizzazioni per i diritti umani in Egitto e nel mondo.
Il più popoloso Paese di Nordafrica e Medio oriente è definibile musulmano per quasi il 90% sulla base di una stima del 2017 avallata dal principale quotidiano egiziano, Al Ahram, che indicava in 10-15% la quota di popolazione cristiana.
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