I visitatori giungono numerosi per godere degli effetti benefici di queste acque, che vengono ritenute capaci di alleviare una vasta gamma di disturbi, dalle affezioni reumatiche alla dermatite.
La località era già conosciuta dai Romani, che la chiamarono Aquae Calideae Carpitanae, a causa delle fonti di acqua calda, come testimoniano i numerosi reperti archeologici rinvenuti sul luogo, ma dopo la conquista araba venne dimenticata come località termale. Solo nel XIX secolo, Ahmad I Ibn Mustafa, Bey di Tunisi dal 1837 al 1855, la riscoprì e la valorizzò facendo costruire un edificio per i bagni.
A Korbous sgorgano almeno sette sorgenti di acqua clorurata, sodica, leggermente solforosa. Le sette diverse fonti sono: Aïn Ecchiffa (fonte della guarigione), nota per i suoi poteri digestivi e purgativi, Aïn Thalassira, con la sua acqua calda e mineralizzata, per la cura dell'eczema, Aïn Kebira (la grande fonte), El Arraka (la grotta di vapore che fa sudare, ove gli uomini hanno accesso a piscine riempite con acqua di sorgente e le donne alla grotta buia illuminata da candele), Aïn Sbia (fonte della vergine), Aïn Fakroun (della tartaruga). Ain Al Atrous, con i suoi 51 gradi di temperatura, si getta direttamente nel mare, creando una insolita polla di acqua calda che consente di fare il bagno anche nei mesi più freddi dell'anno. Esiste poi la roccia Zarziha, una pietra, considerata fin dall'antichità dai locali guaritrice di problemi di sterilità, sulla quale molte donne scivolano sopra, tanto da averla resa incredibilmente liscia e lucida nel tempo.
Oltre ad essere un paradiso termale che offre relax e benessere, le Terme di Korbous sono una ricchezza per la regione, che però non sfrutta appieno il loro potenziale dal punto di vista turistico: la città infatti ha una sola strada principale, poche abitazioni, una moschea e conta solo due alberghi, per cui risulta piuttosto difficile soggiornarvi. A due chilometri da Korbous si trova un'altra fonte, la Oktor Ain, da cui sgorga un'acqua minerale che viene imbottigliata.
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