Dalla Basilicata alla Sicilia, passando per Roma e i Palazzi della politica: si allarga l'inchiesta sul petrolio della Procura di Potenza e della Dna.
Dopo i due filoni lucani - sull'inquinamento del centro oli dell'Eni, a Viggiano (dove la produzione è sospesa) e sulla realizzazione di "Tempa Rossa" della Total, a Corleto Perticara - emerge ora anche quello siciliano, sull'attività dell'Autorità portuale di Augusta, in cui è indagato l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Il capo di Stato maggiore della Marina dice di "non conoscere sulla base di quali fatti" il suo nome "venga associato a questa vicenda" e di essere "sorpreso e amareggiato".
I magistrati potentini - l'indagine, che ha portato a sei arresti domiciliari, è coordinata dai pm Francesco Basentini e Laura Triassi - hanno lavorato per molte ore anche di sabato e nei prossimi giorni andranno a Roma per sentire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, e l'ex Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che, in una lettera al Corriere della Sera, dice: "non ho favorito mio marito". Le sue dimissioni, due giorni fa, sono state rassegnate in seguito al clamore provocato dall'ormai nota intercettazione di una telefonata con il compagno Gianluca Gemelli, in cui si parlava del via libera a un emendamento che avrebbe favorito la Total. Lo scorso 22 marzo il gip di Potenza Michela Tiziana Petrocelli ha rigettato l'istanza di arresto per Gemelli (che nelle scorse settimane ha chiesto, attraverso il suo legale, di essere ascoltato dagli inquirenti) ma la Procura di Potenza ci riproverà e presenterà quindi appello per ottenere la misura cautelare nei confronti del compagno dell'ex ministro.
Proprio Gemelli, che - secondo gli inquirenti "si mostra particolarmente attento agli emendamenti che interessano comunque il settore energetico", non solo in Basilicata - è al centro anche del filone siciliano. Le indagini sono ancora in corso e quindi i magistrati mantengono il massimo riserbo, ma di certo in questi mesi hanno cercato di fare luce sugli affari della "lobby del petrolio", che aveva mire in particolare sull'attività dell'Autorità portuale di Augusta, porto utilizzato da diverse multinazionali, dall'Eni all'Esso, dalla Lukoil alla Sasol, tutte con investimenti nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo, ma non dalla Total. Le accuse nei confronti di De Giorgi e di almeno altre sei persone sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite e concorso in abuso d'ufficio. Le indagini preliminari sono state prorogate nello scorso mese di settembre, la Squadra mobile di Potenza ha acquisito alcuni documenti ad Augusta, ma, per ora, alla Procura di Siracusa, eventualmente competente per territorio ad indagare, non è stato ancora trasmesso alcun atto. Nelle prossime ore potrebbe essere più chiaro anche il ruolo attribuito dai magistrati potentini a De Giorgi. E da lunedì nel Tribunale di Potenza i riflettori saranno puntati sugli interrogatori di garanzia, a partire da quelli delle sei persone arrestate.
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