La società Eni è stata condannata nell'ambito del processo sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. Nel 2016 l'inchiesta portò al sequestro, durato circa quattro mesi, del Centro Olio di Viggiano (Potenza): l'accusa riguardava lo smaltimento dei rifiuti prodotti dallo stesso Centro Olio.
Il Tribunale di Potenza ha condannato la società per il reato di traffico illecito di rifiuti. Inoltre, la compagnia petrolifera è stata condannata al pagamento di una sanzione amministrativa di 700 mila euro e alla confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi già sostenuti per l'adeguamento degli impianti.
La condanna per il traffico illecito di rifiuti nel Centro Olio di Viggiano (Potenza) è "un segnale importante per la tutela dell'ambiente". Così la pm Laura Triassi (ora Procuratore capo a Nola), che dal 2016 ha seguito l'inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. "Bisogna tutelare - ha aggiunto - la libertà di impresa, ma è necessaria che questa si svolga nel rispetto delle norme e nella tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente".
"Pur accogliendo favorevolmente la pronuncia di assoluzione parziale emessa oggi dal Tribunale" di Potenza "rispetto all'ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico, al contempo" l'Eni "non condivide il riconoscimento di responsabilità per la grave ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti". La compagnia - è scritto in una nota - "rimane convinta che l'operato del Cova (il Centro Olio di Viggiano) e dei propri dipendenti sia stato svolto nell'assoluto rispetto della normativa vigente e, in attesa di leggere le motivazioni della odierna sentenza, si prepara a presentare al più presto appello".
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