CATANZARO - Beni per un valore di 500 milioni di euro, riconducibili ad affiliati alla cosca di 'Ndragnheta di Iannazzo di Lamezia Terme, sono stati sequestrati dal nucleo di polizia tributaria di Catanzaro della Guardia di Finanza. Tra i beni sequestrati c'è il centro commerciale "Due mari", ubicato a Maida, tra Catanzaro e Lamezia Terme, di proprietà dell'imprenditore Franco Perri. Il sequestro di beni é stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo. I beni oggetto del provvedimento sono ubicati in varie zone della Calabria e consistono in una lunga serie di beni mobili ed immobili, società e titoli bancari.
Non sarà chiuso, né ci sarà alcuna interruzione della sua attività, il centro commerciale "Due Mari", uno dei beni sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, per un valore complessivo di cinquecento milioni di euro, nell'ambito dell'operazione denominata "Nettuno". Secondo quanto ha riferito la Dda di Catanzaro, che ha chiesto ed ottenuto dal Gip l'emissione del provvedimento di sequestro, é stato già predisposto un "pool" di professionisti che curerà l'amministrazione del centro commerciale, che potrà proseguire così regolarmente la sua attività. L'inchiesta che ha portato al sequestro dei beni é stata condotta dal pm della Dda Elio Romano sotto le direttive del procuratore della Repubblica facente funzioni, Giovanni Bombardieri
La storia della realizzazione dell'imponente centro commerciale "Due mari", sequestrato oggi dalla Guardia di finanza, è legata a doppio filo alla guerra tra cosche che insanguinò Lamezia Terme a partire dal 2003. La grande struttura realizzata dall'imprenditore Antonio Perri tra Catanzaro e Lamezia Terme, lungo la statale 280 detta appunto "dei Due mari", determinò nuovi assetti che avrebbero spostato l'epicentro dell'economia locale dal centro di Lamezia Terme. Decine di commercianti, a seguito della realizzazione del centro commerciale, avrebbero trasferito le loro attività in quella zona e quindi sarebbero passati sotto il controllo della cosca Iannazzo. Un cambiamento che sottraeva alla cosca Torcasio, egemone nella zona di "Capizzaglie" di Lamezia, la possibilità di controllare le estorsioni. Dapprima cercarono di impaurire i commercianti con telefonate minatorie ma, non ottenendo risultati, decisero di mandare un segnale forte. Fu per questo motivo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che Antonio Perri, 71 anni, fu ucciso il 10 marzo del 2003 mentre si trovava nel supermercato "Atlantico". Fu proprio l'omicidio dell'imprenditore che fece da "detonatore" della guerra di mafia che culmina con l'assassinio di due esponenti di vertice dei Torcasio, Antonio e Vincenzo. Come risposta ai due omicidi venne trafugata la bara di Antonio Perri, con la successiva richiesta di un riscatto di 150 mila euro per la restituzione. La salma verrà ritrovata dalla polizia il 21 marzo 2008, seppellita a 50 metri dalla strada dei Due Mari. Èin questo contesto che si sarebbe consolidato il rapporto tra la cosca Iannazzo e l'imprenditore Francesco Perri, figlio di Antonio, e nuovo titolare del centro commerciale "Due Mari" arrestato nel maggio scorso, con l'accusa di associazione mafiosa, nell'ambito dell'inchiesta "Andromeda" della Dda di Catanzaro
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