"Abbiamo aperto ma l'affluenza non
c'è. Noi che avevamo già aperto per i bambini siamo un po' più
organizzati dei colleghi perché le linee guida sono arrivate
troppo in ritardo. Per fortuna sono meno restrittive di quello
che era stato annunciato". Marcello Sacchetta del negozio
Bfashion di Crotone appare piuttosto sconfortato.
"Noi nel negozio - prosegue - prendiamo tutte le precauzioni.
Diamo ai clienti maschere e guanti perché provino i capi solo in
questo modo. C'è però incertezza, c'è paura e pochi soldi.
Ripartire non è facile perché i volumi di cassa si fanno in base
al numero di clienti che entra. Non abbiamo avuto alcun tipo di
aiuto per i costi sostenuti comunque. Se va bene ai saldi
riusciremo a recuperare qualcosa, altrimenti la perdita è
secca".
Non va meglio al negozio Mas di Saverio e Giuseppe Masellis.
Si tratta di un'attività specializzate negli abiti da cerimonie.
"Il settore è il più penalizzato - dice Saverio Masellis -
perché avevamo 60 matrimoni, tutti spostati ad altra data. Tutta
la collezione è rimasta invenduta. Avevamo acquistato anche già
abiti per alcuni matrimoni anticipando i soldi e poi ci siamo
ritrovati nel lockdown. Noi ci siamo esposti ma ci sono rimasti
gli abiti invenduti. Siamo a zero fatturato, i costi rimasti e
quando siamo tornati per organizzare l'apertura abbiamo scoperto
che ci hanno tagliato il telefono per il mancato pagamento di
bollette e ridotto la potenza elettrica nonostante le promesse
del governo". "In questo momento - aggiunge - non possiamo
neppure usare il pos per eventuali pagamenti elettronici perché
siamo senza linea. L'idea è di convertire il negozio, ma oltre
ai problemi di liquidità per acquistare la merce ci sono anche
problemi di fornitura perché i produttori sono rimasti
fermi".
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