I carabinieri della
compagnia di Gioia Tauro hanno denunciato 177 migranti per
illecita percezione del reddito di cittadinanza. L'operazione
"Tentazione" ha riguardato i percettori del contributo statale
nel comune di San Ferdinando. In particolare, i carabinieri
della stazione e il Nucleo ispettorato del lavoro di Reggio
Calabria hanno verificato i requisiti di 200 beneficiari, gran
parte dei quali domiciliati nella tendopoli che si trova nella
zona industriale a ridosso del porto di Gioia Tauro. Dagli
accertamenti sono emerse numerose irregolarità. Dalle verifiche,
effettuate anche attraverso un esame incrociato dei dati
acquisiti con le informazioni presenti nelle banche dati in uso
alle forze di polizia e con riscontri sul territorio, i migranti
non erano in possesso del requisito della residenza in Italia da
almeno 10 anni di cui due in maniera continuativa.
L'indagine ha avuto inizio dalla lite, avvenuta in un Caf di
San Ferdinando, in cui era stato coinvolto uno straniero. I
carabinieri si erano resi conto che il soggetto si lamentava per
la mancata percezione del sussidio. Da qui il sospetto dei
militari che vi potessero essere molti più stranieri in
situazione di irregolarità. Secondo gli accertamenti, circa la
metà dei migranti domiciliati nella tendopoli ha presentato la
domanda per il contributo. Su 250 richieste, l'Inps ne aveva
respinto una cinquantina per cui 200 migranti sono risultati
percettori. Di questi l'88%, cioè 177 persone, non avevano i
requisiti. Il danno arrecato alle casse dello Stato, secondo i
carabinieri, è di oltre 140 mila euro. Nei prossimi mesi,
inoltre, i percettori avrebbero incassato altri 571.238 euro. I
177 migranti sono stati denunciati alla Procura di Palmi per
aver violato le norme a tutela del reddito di cittadinanza. Le
irregolarità sono state comunicate all'Inps che dovrebbe
sospendere il sussidio.
L'operazione "Tentazione" segue le inchieste "Jobless" e
"Jobless 2" in seguito alle quali i carabinieri hanno denunciato
87 persone per illecita percezione del reddito di cittadinanza.
Quella volta, però, gli indagati erano per lo più italiani e
alcuni ritenuti collegati a esponenti di 'ndrangheta.
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