Sono stati assolti Antonio
Criniti, di 32 anni, e Filippo De Marco, di 42, accusati di
essere stati gli esecutori materiali dell'omicidio di Matteo
Vinci, il biologo di 42 anni che morì il 9 aprile del 2018 a
Limbadi, nel Vibonese, a causa dello scoppio di una bomba
collocata sotto l'automobile su cui viaggiava insieme al padre
Francesco, di 73 anni, che rimase gravemente ferito.
La sentenza è stata emessa dal Gup distrettuale di Catanzaro,
Matteo Ferrante, a conclusione del processo con rito abbreviato.
Il pubblico ministero, Andrea Mancuso, sostituto procuratore
della Dda di Catanzaro, aveva chiesto la condanna all'ergastolo
dei due imputati.
Per Criniti e De Marco, difesi dagli avvocati Mario Tassone e
Vincenzo Cicino (il primo) e Giuseppe Orecchio (il secondo) il
Gup ha disposto la condanna, rispettivamente, a 10 anni e 10
anni e 8 mesi di reclusione per i reati di coltivazione,
trasporto e spaccio di sostanze stupefacenti.
Per quanto riguarda i reati in materia di droga, il Gup ha
condannato anche Vito Barbara, di 32 anni, a 16 anni di
reclusione (ne erano stati chiesti 20); Domenico Bertucci, di
29, a 8 anni (8 anni e 8 mesi); Pantaleone Mancuso, di 59, a 9
anni (9 anni e 2 mesi) e Alessandro Mancuso, di 24, a 3 anni e 4
mesi (7 anni e 8 mesi).
I presunti mandanti dell'attentato ai danni di Matteo Vinci e
del padre, Rosaria Mancuso ed il genero Vito Barbara, il 14
dicembre del 2021 erano già stati condannati all'ergastolo dalla
Corte d'assise di Catanzaro.
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