Il Tribunale della Libertà
di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari per
l'assistente capo della polizia penitenziaria Fabio Morale, per
l'assistente Alessandro Sgròe per il vice sovrintendente Pietro
Luciano Giordano. Su richiesta dell'avvocato Renato Russo,
difensore di tutti e tre gli indagati, e, dell'avvocato Marco
Gemelli, che assiste il vice sovrintendente Giordano, i giudici
del Riesame hanno sostituito la misura cautelare con quella
interdittiva della sospensione dal lavoro per un anno.
I tre poliziotti penitenziari erano stati arrestati a
novembre con l'accusa di tortura e lesioni personali aggravate
ai danni di un detenuto di origine campana, Alessio Peluso, di
30 anni, considerato un esponente di spicco della camorra.
Quest'ultimo avrebbe subito nel gennaio scorso un pestaggio nel
carcere "Panzera" di Reggio Calabria al quale, secondo l'accusa,
hanno partecipato anche i tre agenti arrestati assieme ad altri
colleghi e al loro comandante Stefano La Cava.
Coordinata dal procuratore della Repubblica Giovanni
Bombardieri, dall'aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto
procuratore Sara Perazzan, l'inchiesta ha ricostruito cosa è
avvenuto all'interno del carcere il 22 gennaio scorso quando il
detenuto vittima del pestaggio, ripreso dalle telecamere interne
dell'istituto di pena, aveva messo in atto una protesta,
rifiutandosi di rientrare in cella dopo avere beneficiato
dell'ora d'aria. A denunciare le violenze subite, a distanza di
alcuni giorni, è stato lo stesso Peluso togliendosi la maglietta
nel corso di un collegamento in videoconferenza col Tribunale di
Napoli durante un processo e mostrando i segni delle percosse ai
giudici, che hanno poi segnalato i fatti alla Procura di Reggio
Calabria.
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