Arrivati vicino alla costa, gli
scafisti, visto che le condizioni del mare erano peggiorate,
hanno iniziato a fare salire sulla plancia i migranti per
prepararli allo sbarco ed hanno puntato verso la spiaggia. Poi
hanno visto delle luci a riva e pensando fosse la polizia hanno
fatto una manovra repentina. Le onde alte però hanno fatto
inclinare la barca che è andata a sbattere sulla secca. Lo ha
raccontato al gip del tribunale dei minorenni di Catanzaro uno
dei superstiti al naufragio di Steccato di Cutro, Rohullah
Kabiry, deponendo nell'incidente probatorio nell'inchiesta sul
presunto scafista 17enne.
L'uomo, un cittadino afghano, ha raccontato che l'obiettivo
degli scafisti era arrivare di notte per eludere i controlli
delle forze dell'ordine, tant'è che il sabato si sono fermati al
largo per riprendere la navigazione e arrivare nella notte di
domenica 26 febbraio. "Noi dicevamo di non ritardare - ha detto
il teste - perché volevamo arrivare ma loro volevano arrivare la
notte". Inoltre ha riferito che gli scafisti avevano tolto a
tutti i migranti i telefonini al momento dell'imbarco. "Ce li
hanno restituiti in vista dello sbarco, ma non funzionavano
perché gli scafisti avevano un dispositivo per disturbare le
frequenze" ha aggiunto. I migranti, inoltre, più volte hanno
chiesto agli scafisti di chiamare i soccorsi, anche in
prossimità della costa, ma loro gli hanno risposto che non era
necessario. "Non li hanno voluti chiamare neanche vicino alla
costa".
Una volta caduto in mare Kabiry ha detto di avere nuotato
20-30 minuti e di avere trovato a terra i carabinieri "che
aiutavano le persone che uscivano dall'acqua a sedere".
L'avv. Francesco Verri, del pool legale che assiste i
familiari delle vittime, a conclusione dell'udienza ha definito
significativo il particolare riferito dal superstite relativo
alla volontà degli scafisti di arrivare di notte "perché, così
come gli scafisti sanno che arrivando di notte si rendono meno
riconoscibili, l'attenzione delle autorità di notte deve essere
maggioro per la stessa speculare ragione".
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