"Oltre al ricordo, dobbiamo
fare qualcosa di più. Mi associo alla richiesta fatta dai
familiari di riapertura delle indagini perché verità e giustizia
sono l'antidoto della violenza". Così il presidente della
commissione antindrangheta della Calabria Pietro Molinaro,
stamani a Lamezia nel corso della commemorazione di Pasquale
Cristiano e Francesco Tramonte, i netturbini uccisi all'alba del
24 maggio di 32 anni fa mentre stavano effettuando il loro turno
di lavoro. "Pasquale e Francesco che sono stati trucidati in
questo luogo - ha aggiunto - erano due persone straordinarie che
lavoravano in questa città e che avevano in mano una scopa e non
delle armi".
Parole, quelle di Molinaro alle quali si sono aggiunte quelle
del fratello di Cristiano che, rivolgendosi ai ragazzi ed ai
bambini delle scuole che hanno letto alcuni loro pensieri, si è
detto "commosso. Noi - ha aggiunto - stiamo attendendo delle
risposte. Siamo stati dal procuratore Gratteri, dal procuratore
Curcio al quale abbiamo consegnato documenti importanti per
poter fare riaprire queste indagini. Un'attesa lunghissima, per
noi, sacrificante, ed anno per anno stiamo lottando per poter
scuotere questa giustizia che va molto a rilento. Speriamo bene.
Noi crediamo nella giustizia e speriamo che sia la volta buona
per la riapertura delle indagini Abbiamo subito una scossa
terribile nella nostra vita. Ce la stiamo portando dietro. Non è
facile vivere un'esperienza del genere". Quindi, nel ringraziare
Gratteri "per il lavoro che sta facendo anche in questa città",
Cristiano ha chiesto "giustizia. Mi auguro che si faccia
veramente qualcosa. Parecchie volte - ha aggiunto - siamo stati
interpellati, ma poi non è successo niente. Bisogna fare parlare
quelli che sanno, non solo sulla nostra storia, ma anche su
quelle degli altri. Bisogna stringere questi pentiti e farli
parlare perché la riapertura delle indagini dipende anche da
loro. Facciamo tutti una grande pressione affinchè questo fatto
venga alla luce per dare giustizia a noi ed a tutta la città".
Alla manifestazione, tra gli altri, erano presenti il vicario
generale della Diocesi di Lamezia Tommaso Buccafurni, il sindaco
Paolo Mascaro e autorità civili, militari e politiche.
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