"Il governo non ha dato seguito ad
alcuni degli impegni presi nello scorso mese di marzo nel corso
dell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi". Lo afferma, in una
nota, la "Rete 26 febbraio", costituita da un gruppo di
associazioni che si occupano di immigrazione dopo il naufragio
del barcone di migranti a Cutro che costò la vita a 94 persone,
35 delle quali minorenni, e nel quale ci furono una decina di
dispersi.
La "Rete 26 febbraio" annuncia, per il primo anniversario del
naufragio, "una mobilitazione a fianco delle famiglie dei
migranti per chiedere canali legali di ingresso contro le
politiche europee dei respingimenti. Sono 2.571 le persone morte
in mare solo nel 2023, secondo i dati dell'Organizzazione
internazionale delle migrazioni e di Medici senza frontiere. La
nostra organizzazione é nata con una duplice funzione: offrire
supporto alle famiglie delle vittime ed ai sopravvissuti,
soprattutto nell'identificazione e nel rimpatrio delle salme e
denunciare le gravi inadempienze istituzionali e politiche e le
violazioni dei diritti umani che sono la causa di tutti i
naufragi che purtroppo continuano
nell'euro-mediterraneo e nel mare Egeo. Per questo il 26
febbraio torneremo ad organizzarci. E non per una semplice
commemorazione simbolica o di facciata, ma perché accoglieremo
nuovamente i familiari dei naufraghi e i superstiti, pronti a
tornare sui luoghi del dolore. Organizzeremo una mobilitazione
per ribadire le loro istanze e protestare contro l'Europa dei
respingimenti".
"Chiediamo quindi verità e giustizia - afferma ancora
l'organizzazione - sui fatti della strage; ricongiungimenti e
corridoi umanitari per le famiglie delle vittime del naufragio
che si trovano nei loro Paesi di origine, così come promesso dal
governo Italiano; identificazione, riconoscimento e degna
sepoltura di tutte le salme delle persone coinvolte nel
naufragio; revoca immediata degli accordi stipulati dall'Unione
europea con Paesi terzi come Turchia, Libia e Tunisia, relativi
al controllo esternalizzato delle frontiere e al respingimento
delle persone in transito e canali di ingresso sicuri e legali
per tutte le persone in fuga da povertà e crisi umanitarie".
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