"Ora mi dedicherò agli studi di
diritto tributario perché è una materia che mi interessa molto,
fra l'altro continuerò a presiedere la Corte di giustizia
tributaria qua a Cosenza, non mi allontanerò molto dal mondo
della giurisdizione. Continuerò a studiare, a leggere i miei
libri e a fare la vita che tutto sommato facevo prima". A dirlo
il procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo,
parlando con i giornalisti a margine del saluto di commiato in
Procura. Spagnuolo lascia l'incarico per raggiunti limiti di
età.
Alla cerimonia di saluto hanno partecipato autorità militari
e civili della città, il sindaco Franz Caruso, la prefetta
Vittoria Ciaramella, il vescovo Giovanni Checchinato,
rappresentanti della società civile, avvocati del foro cosentino
e i procuratori aggiunti che hanno lavorato con Spagnuolo.
"Sono state fatte delle indagini - ha poi detto il magistrato
- concluse direi tutte con sentenze di affermazione di
responsabilità. Alcune sono in dibattimento, parlo di quelle in
materia di sanità, ma tutte queste indagini non avevano lo scopo
di contrastare un fenomeno, ma accertare per determinati fatti
una singola e specifica responsabilità".
"La magistratura, e chi dice il contrario non dice cose
corrette - ha sostenuto Spagnuolo - non è in grado di risolvere
il fenomeno dell'uso massivo delle sostanze stupefacenti. Altri
lo devono fare, altri hanno dei compiti che hanno
sostanzialmente disatteso. Lo spaccio di droga angustia le
famiglie cosentine in modo assolutamente trasversale. Cosenza è
l'unica realtà del distretto caratterizzata da una forte
presenza di minorenni spacciatori e questo è un fatto di una
gravità sconvolgente. Ma chi vi dice che sarà la magistratura
penale a risolvere questo problema non dice una cosa corretta.
Quante sentenze di condanna abbiamo ottenuto? Stiamo parlando di
centinaia di esseri umani, di centinaia di persone. Quante
indagini ha fatto la distrettuale in materia? Se guardiamo al
problema è rimasto in modo assolutamente identico, se non
addirittura aggravato".
"Noi - ha concluso Spagnuolo - abbiamo il compito e il dovere
di accertare e affermare la responsabilità delle persone per i
reati che commettono, ma che da questo si pensi che si risolva
un problema sociale così grave, ce ne corre tantissimo. Cosenza
vive le contraddizioni di una città meridionale che aspira ad
essere qualcosa di più. Ci riuscirà o non ci riuscirà? Dipende
tutto dai cosentini".
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