Un milione di tonnellate di
rifiuti interrati nell'ex area industriale da smaltire. Suscita
allarme a Crotone, per le possibili conseguenze sul piano
ambientale, la bonifica del Sito di interesse nazionale (Sin)
della città calabrese, che è stata in passato il più importante
polo industriale della Calabria. L'area è stata acquisita da
Eni Rewind che ha presentato un Progetto operativo di bonifica.
La zona interessata dal Sin si estende per circa 884 ettari,
mentre quella perimetrata a mare è di 1.448 ettari, compresa
l'area portuale. Il 49% dei rifiuti è di tipo non pericoloso. Il
resto si caratterizza, invece, per la presenza di metalli
pesanti (35%) come cadmio, zinco e arsenico; tenorm (5%)
materiale che aumenta la radioattività naturale, e tenorm misto
ad amianto (11%). In particolare, i rifiuti da bonificare
nell'area della discarica dell'ex Fosfotec ammontano a 372.880
tonnellate; quelli presenti nella discarica dell'ex sito di
Pertusola a 457.200 tonnellate e 200 mila tonnellate quelli
interrati nel sito dell'ex Pertusola.
Il dibattito a Crotone sul progetto di bonifica del Sin è
particolarmente acceso e la "partita" che si sta giocando, anche
sul piano politico, é complessa. Un'ordinanza dal ministero
dell'Ambiente del 2020, che ha accolto il vincolo inserito nel
procedimento autorizzativo unico (Paur) posto nel 2019 dalla
Regione Calabria, obbliga Eni Rewind a smaltire questa enorme
massa di rifiuti fuori dalla Calabria. Ma la stessa Eni Rewind,
lo scorso novembre, ha ribadito quanto già aveva evidenziato nel
2021 all'Ufficio del commissario governativo per la bonifica, e
cioè che non ci sono nel territorio italiano discariche in cui
è possibile smaltire rifiuti contenenti tenorm e amianto se non
proprio quella di Crotone, di proprietà della società Sovreco.
Per questo motivo Eni Rewind ha chiesto una revisione del
progetto finalizzata all'abolizione del Paur. Richiesta di cui
si discuterà il 3 maggio nel corso di una Conferenza di servizi
indetta dal ministero dell'Ambiente.
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