É stata celebrata nel
Protoconvento francescano di Castrovillari la Festa regionale
della polizia penitenziaria, in occasione del 207/mo
anniversario della fondazione del Corpo. "Si tratta di un
appuntamento per noi molto sentito - ha detto, nel suo
intervento, il Provveditore regionale dell'amministrazione
penitenziaria, Liberato Guerriero - perché ci consente di farci
conoscere e di farci vedere dalla cittadinanza, che, ovviamente,
anche se è interessata alle vicende del carcere, ci segue sempre
con la dovuta distanza. Oggi è una giornata importante perché
portiamo un problema che è di interesse nazionale, quello del
recupero delle persone condannate, all'attenzione di tutta la
cittadinanza proprio perché l'amministrazione penitenziaria ha
bisogno che tutti i soggetti istituzionali facciano la loro
parte".
Guerriero, parlando con i giornalisti a margine della
cerimonia, ha detto che "la situazione nelle carceri calabresi
non è delle migliori. Le nostre strutture sono sovraffollate e
non riescono a contenere la quantità di detenuti che vi sono
ristretti. Quindi, a maggior ragione, va valorizzato il lavoro e
l'impegno di chi porta avanti, comunque, le carceri, spesso con
risorse di organico non sufficienti ed in condizioni strutturali
non sempre all'altezza della situazione. Posso dire, comunque,
che la Calabria non é messa poi tanto male. Per quanto ci
riguarda, facciamo del nostro meglio. La nostra speranza é di
avere in futuro qualche agevolazione sia in termini di organico
che di riduzione delle presenze negli istituti".
Il comandante del reparto di polizia penitenziaria, Carmine
Di Giacomo, ha detto che "anche nel carcere di Castrovillari,
come un po' in tutti gli istituti, si registra un
sovraffollamento, pur se non a livelli altissimi. Tutto sommato,
comunque, grazie al clima collaborativo che c'è, riusciamo
comunque a lavorare bene".
"Gli agenti della polizia penitenziaria - ha detto il
direttore del carcere di Castrovillari, Giuseppe Carrà - sono
uomini e donne speciali perché fanno un lavoro alquanto
difficile vivendo a contatto con le persone e non con le carte.
C'é in loro, comunque, la fierezza dell'appartenenza, con
umanità e professionalità. Vivono accanto al recluso, giorno
dopo giorno, tutte le difficoltà quotidiane, compresa quella
della restrizione penitenziaria e non si occupano soltanto di
custodire le persone ma anche di aiutarle nel superare momenti
di difficoltà".
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