Pagava le dipendenti,
secondo l'accusa, soltanto 3 euro e 50 l'ora, violando il
contratto collettivo nazionale di lavoro, e le privava della
retribuzione nei giorni di riposo e ferie. Per questo i
carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Reggio Calabria
hanno eseguito un obbligo di presentazione alla polizia
giudiziaria emesso dal gip, su richiesta della Procura della
Repubblica, a carico del rappresentante legale di una società
cooperativa accreditata dal Comune anche per l'assistenza
domiciliare.
Il giudice ha anche disposto il sequestro di liquidità e beni
immobili per un importo di circa 230mila euro a carico dei
quattro soci della cooperativa.
L'accusa a carico degli indagati è di sfruttamento,
estorsione e minaccia ai danni delle lavoratrici addette
all'assistenza agli anziani ospitati in una struttura
assistenziale.
L'inchiesta dei carabinieri è partita dalle denunce
presentate da alcune lavoratrici, stanche delle condizioni di
lavoro cui erano sottoposte da parte dei soci della cooperativa.
Secondo l'accusa, gli indagati approfittavano dello stato di
bisogno delle dipendenti della cooperativa, che così erano
costrette a percepire una retribuzione minima.
I carabinieri hanno anche accertato la violazione da parte
dei soci della cooperativa delle norme in materia di sicurezza e
igiene nei luoghi di lavoro.
Nell'inchiesta è indagato anche il legale rappresentante di
un ente di formazione, accreditato presso la Regione Calabria,
che avrebbe falsamente attestato la frequenza delle lavoratrici
a corsi di formazione in materia di salute e sicurezza in realtà
mai effettuati.
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