"Noi abbiamo voluto con questa
occasione ricordare che c'è un tema che riguarda questo Paese,
che riguarda la legalità. La legalità è parlare di mafia, è
parlare di chi viola i contratti sul lavoro, di chi non applica
le norme sulla sicurezza. In modo particolare, la sensazione è
che non se ne parli più. E non è una questione solo calabrese.
Quindi c'è un problema complessivo di infiltrazioni mafiose, c'è
un problema di come le mafie si organizzano per gestire spesso
fenomeni anche lavorativi e noi come sindacato abbiamo sentito
la necessità di formare e informare i nostri dirigenti e di
essere pronti e attrezzati per rispondere di conseguenza".
Lo ha detto Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della
Uil, parlando con i giornalisti a margine dell'inaugurazione a
Gizzeria, in Calabria, del primo corso della Scuola di Alta
formazione antimafia, un progetto promosso dalla Uil nazionale
che ha affidato la formazione dei propri quadri e delegati, su
queste tematiche, all'Associazione antimafia Noi, presieduta da
Massimo Coluzzi e Federica Angeli, presidente onorario e
giornalista di Repubblica che vive da anni sotto scorta,
minacciata dalla mafia romana. All'iniziativa è presente la
segretaria generale dell'Uil calabrese Maria Elena Senese.
"L'abbiamo fatto con Federica Angeli - ha aggiunto - con lei
abbiamo creato questa prima scuola di alta formazione sulla
mafia intanto per conoscere perché la conoscenza è l'elemento
principale sul quale costruire poi le azioni. E poi per capire
come muoversi in una mafia che si è trasformata, che oggi
gestisce magari grandi aziende o gestisce grandi situazioni, e
ovviamente mette in atto comportamento che per noi non sono
accettabili. Far lavorare i lavoratori in nero, non applicare le
norme sulla sicurezza, tenere comportamenti intimidatori per noi
non è accettabile, quindi la necessità di partire dalla Calabria
per dare questo segnale".
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