Beni per 11 milioni e
mezzo di euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza
all'imprenditore Rocco Delfino, imputato nel processo
"Malapigna" nato da un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria
contro la cosca di 'ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro. Lo
ha deciso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di
Reggio Calabria che, oltre alla confisca, nei confronti di
Delfino ha disposto la misura di prevenzione personale della
sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 4 anni, con
obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora
abituale.
Stando alla ricostruzione della Dda reggina, guidata dal
procuratore Giovanni Bombardieri, l'imprenditore gioiese,
operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti, è il
finanziatore ed il braccio economico imprenditoriale dei
Piromalli. Un ruolo iniziato negli anni Novanta quando, per gli
inquirenti, Delfino era un mero partecipe della cosca per poi
diventare "capo ed organizzatore della cosca con compiti di
decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni
delittuose da compiere e degli obiettivi da perseguire". Si
legge questo nel capo di imputazione contestato a Rocco Delfino
nel processo "Malapigna" in corso davanti al Tribunale di Palmi
dopo il rinvio a giudizio dell'imprenditore disposto nel 2022.
Secondo i pm, in sostanza, Delfino metteva a disposizione le
proprie imprese per consentire alla 'ndrangheta di riciclare
proventi illeciti. Considerato un imprenditore mafioso operante
nel settore dello smaltimento dei rifiuti ferrosi e metallico,
infatti, stando all'impianto accusatorio, Delfino era in grado,
proprio in virtù della caratura criminale elevata, di
intrattenere rapporti illeciti con esponenti di altre
consorterie mafiose.
Riscontrando quanto emerso nell'inchiesta "Malapigna"
condotta dai carabinieri del Nipaaf, le indagini patrimoniali
eseguite dal Gico della guardia di finanza hanno dimostrato come
il patrimonio di Delfino sarebbe risultato decisamente
sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata
dallo stesso. Da qui la sentenza di confisca che ha riguardato
tre società e una ditta individuale operanti nei settori dello
smaltimento di rifiuti metallici e delle costruzioni, ma anche
37 autoveicoli e automezzi e le quote di proprietà di 3 terreni
e 4 fabbricati in provincia di Reggio Calabria. Sono stati
confiscati, infine, 27 orologi di lusso, svariate tipologie di
gioielli ed oggetti preziosi, oltre a 75 mila euro in contanti,
nonché tutti i rapporti bancari, finanziari e assicurativi
riconducibili all'imprenditore di Gioia Tauro che era in
rapporti non solo con i Piromalli ma anche con il boss Luigi
Mancuso di Limbadi. Proprio per questo, Delfino è stato
coinvolto anche nell'inchiesta "Rinascita-Scott", coordinata
dalla Dda di Catanzaro, dove è stato condannato in primo grado a
5 anni di reclusione.
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